Roberto De Paolis, regista romano, laureatosi in cinema presso la London Film school, dopo l’ottimo esordio con Curi puri – presentato alla Quinzaine des réalisateurs a Cannes -, alla 79esima edizione della Mostra internazionale d’arte del cinema di Venezia, presenta Princess in Orizzonti.
Raccontando la vita di alcune prostitute nigeriane e dei loro clienti, l’autore torna a lavorare con una macchina da presa che si mette al servizio dei personaggi, dando massima libertà agli attori “cercando le immagini nella casualità delle vita”, precisa l’autore ai nostri microfoni. Questa libertà è stata anche alla base del processo di scrittura del film dove l’autore si è messo all’ascolto della storia di diversi migranti, privilegiando quello di alcune giovani prostitute nigeriane che lavorano nel bosco alla periferia di Roma perché, come dice la protagonista (interpretata da Glory Kevin): “Nella capitale lavorano le italiane”. Un bosco che diventa metafora dell’emarginazione, della lontananza che la società crea nei confronti di chi è diverso.
Nel film ci sono anche i clienti, interpretati in alcuni casi da attori professionisti e in altri da veri uomini che cercano il piacere fisico in strada, esattamente come le prostitute nel film sono state ragazze che si sono trovate a lavorare davvero in quelle condizioni.
Nella nostra intervista con l’autore indaghiamo questi temi e anche come ha deciso di filmare e di rappresentare il corpo delle ragazze, l’infelicità dei clienti e le diverse questioni umane che emergono forti nel film.
giovanna barreca