Sole di mezzanotte di Jo Nesbø è un romanzo che si può considerare breve perché le sue 200 pagine scorrono velocemente e catturano da subito il lettore che inizia a seguire la vicenda di un uomo in fuga. Partito da Oslo Jon, forse termina il suo viaggio in un’isola alla fine del mondo, nel nord della Norvegia, dove il sole non tramonta mai. Nesbø, a differenza del lavoro su altri crime, in questo romanzo, ambientato negli anni Settanta, approfondisce gli aspetti psicologici del suo protagonista, ci racconta il suo percorso criminale, così da capire meglio il suo profondo bisogno di redenzione.
Carrozzini, dopo un lavoro autoriale di grande pregio nel campo della fotografia, dei videoclip e, dopo aver presentato proprio alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nel 2016 il documentario Franca: Chaos and Creation sulla madre Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia, decide di passare alla regia cinematografica, suo grande sogno fin da bambino. Poi, dopo l’incontro con una produzione che gli da fiducia e un attore che diventa complice e amico, il film prende forma. Se per Nesbø il libro fa parte di una trilogia, per Carrozzini è un’opera prima dove ha la possibilità di indagare tematiche care come la paternità, il bisogno di protezione, la fuga, l’accettazione dell’amore anche quando arriva inaspettato.
All’inizio seguiamo la fuga di John (Alessandro Borghi) che vuole smettere di uccidere per ordine del padre adottivo (Peter Mullan), trafficante di droga. Sa che questa sua scelta non sarà accettata e che il padre lo farà cercare dal fratello, ma decide di provare ad fuggire a Nord. In attesa dell’arrivo di alcuni documenti, si rifugia in un piccolo paesino di pescatori, molto religioso, dove alle donne non è permesso decidere della propria vita. Qui John si imbatte prima nel piccolo Caleb (Raphael Vicas), attratto da un uomo diverso da quelli che lo circondano da sempre e poi in Lea (Jessica Brown Findlay), madre del giovane, che è vittima di un marito violento, impostole dal padre sacerdote (Charles Dance).
Carrozzini sceglie una regia classica, che gioca soprattutto con campi medi e lunghi che aiutano a rendere ancora più forti i contrasti con una luce espressionista che solo nel nord Europa poteva essere così carica di significati e atmosfere oniriche.
Nella nostra intervista il regista e l’attore ci raccontano il rapporto con il romanzo, l’avventura sul set e cosa hanno cercato di regalare ai personaggi, lavorando anche con la luce.
Un film Sky Original prodotto da Cattleya, Groenlandia e Sky, in sala dal 12 settembre con Vision Distribution.
giovanna barreca