Zen sul ghiaccio sottile: vivere in un equilibrio precario

La regista Margherita Ferri presenta il suo primo lungometraggio in Biennale College. Nelle sale da ottobre per Istituto Luce. La nostra intervista, in esclusiva, alla regista.
Intervista a Margherita Ferri a cura di Giovanna Barreca

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In Biennale Collage alla 75esima Mostra del cinema di Venezia, un ottimo esordio al femminile. La giovane Margherita Ferri presenta un’opera a tratti autobiografica: un film di formazione su un’adolescente che è in cerca del suo posto nel mondo, che ha bisogno di conoscersi, accettarsi e imparare a rapportarsi con gli altri. “É come se io e gli altri non ci incrociassimo mai” afferma Maia, quando – dopo gli sconti, gli atti di bullismo subiti soprattutto ai compagni della squadra di hochey (è l’unica ragazza a giocare)-, accetta di avvicinarsi a Vanessa, una compagna di scuola anch’essa in cerca.
Margherita Ferri aggiunge: “Maia è in lotta con il proprio essere. Non riesca a trovare uan comprensione tra lei e il mondo”.

Protagonista insieme a Maia-Zen è il paesaggio che la regista definisce in maniera molto chiara: “Lavoro da molto sul concetto di paesaggio emozionale: una ricerca visiva che sto portando avanti dai miei primi documentari. Relazionare il territorio con le emozioni, i dubbi e le evoluzioni dei personaggi è ciò che voglio, come se l’esterno riflettesse ciò che il personaggio sente”. E nel film il paesaggio è quello degli Appennini e quello delle scene dei ghiacciai del mondo, con il loro mutare inesorabile e i loro rumori così affascinanti e spaventosi al tempo stesso”. Un po’ come il crescere che fa tanta paura.

Rimandiamo all’intervista per comprendere meglio i concetti espressi dall’autrice sia sullo spazio che sull’uso delle musiche.

Zen sul ghiaccio sottile sarà nelle sale da ottobre per l’Istituto Luce.

giovanna barreca