Atteso nelle sale per il 27 giugno, World War Z è il kolossal fanta-horror diretto da Marc Forster tratto dall’omonimo romanzo di Max Brooks, figlio di Mel e scrittore specializzato nei morti viventi (il suo Manuale per sopravvivere agli zombi ha ispirato Benvenuti a Zombieland). Aspettando l’uscita, Universal che lo distribuirà in Italia, ha presentato 40 minuti in anteprima di girato, ancora non del tutto trattato dalla post-produzione. La trama di World War Z racconta di una terribile infezione di zombie si scatena a New York e nel resto del globo. I governi di tutto il mondo cercheranno di salvare la cultura umana (quadri, libri, opere d’arte…) e il maggior numero di persone. Ben presto i protagonisti dovranno fare di tutto per sopravvivere al terribile virus. Il protagonista è Gerry, interpretato da Brad Pitt, un ex-militare in campi di battaglia molto problematici che si è ritirato a vita familiare ma che la “guerra mondiale” contro gli zombie riporta in azione. Le sequenze presentate partono con un interrogatorio a Pitt legato su un letto da parte di Pierfrancesco Favino dopo un incidente aereo, il prologo che mostra l’inizio dell’invasione dei morti negli USA, la fuga della famiglia Lane da un palazzo assediato aiutati dall’esercito, che poi chiederà a Gerry di unirsi a loro e i pellegrinaggi della squadra speciale alla ricerca dell’origine dell’epidemia, prima in Corea del Sud, poi in Israele e infine sull’aereo precipitato all’inizio.
Da questi 40 minuti, World War Z sembra la versione action-bellica della Guerra dei mondi di Spielberg, con i morti viventi al posto degli alieni ma la famiglia come cuore della società. Più che un horror o al limite un film di fantascienza, quello di Forster sembra un film ad altissimo budget (si parla di 125 milioni di dollari) che vuole porsi sulla scia dell’intrattenimento spettacolare degli ultimi anni: ipertrofico, rumoroso (gli zombie, guarda caso, vengono attratti proprio dal rumore), veloce e incalzante fino alla frenesia, ma senza sangue e senza vera violenza, in nome dell’ipocrita auto-censura fatta per portare anche i più piccoli a vedere film del genere senza divieti. La violenza è creata con la tecnica, non solo con gli effetti speciali in questo footage ancora abbozzati, ma soprattutto col montaggio, la fotografia nervosa e il sound-design, ma n realtà non si vede una goccia di sangue e a furia di sparare, correre, urlare, l’inquietudine e la paura del genere scompaiono. L’anti-Romero in pratica, non solo nella gestione della morte, ma anche nella descrizione degli zombie, masse indiscriminate, sciami più che persone senza alcun valore politico. Resta la diabolica capacità dei blockbuster hollywoodiani di carpire e riscrivere la geopolitica al cinema: la Corea del Sud, anzi una base militare americana sul suolo coreano, e Gerusalemme, tra velati riferimenti alla teoria secondo cui gli israeliani sapessero dell’11 settembre prima di tutti e la guerra agli zombie che riporta la pace sulla striscia di Gaza come centri pulsanti delle dinamiche politiche del mondo, anche quando il mondo sta finendo. A prenderlo come un film d’azione o di guerra contemporaneo, tolti i consueti problemi ideologici, World War Z funziona pure, diverte e non dà tregua. E il concetto di horror che manca, o se c’è è stato frainteso. Per non dire fatto a brandelli. Non di carne umana.