Rischia di riaccendersi la polemica che ha riguardato Lars Von Trier all’ultimo Festival di Cannes per le sue intemerate dichiarazioni filo-naziste. Il regista danese infatti ha sentito il bisogno di tornare sull’argomento in occasione di una lunga intervista alla versione americana del mensile “GQ”, in cui è stato invitato a vedere la registrazione di quella famosa conferenza stampa nel corso della quale disse che, in fin dei conti, si sentiva un nazista e che capiva Hitler come uomo. Così, dopo essersi in parte scusato per quel che aveva dichiarato, Von Trier torna ora a precisare il suo punto di vista sulla faccenda, ritirando sostanzialmente le scuse: “Non è vero che mi dispiace. Mi dispiace soltanto di non averlo detto più chiaramente, di non aver fatto capire che era uno scherzo. Affermare che sono dispiaciuto di averlo detto, sarebbe come affermare che sono dispiaciuto di essere la persona che sono e questo mi distruggerebbe”. Il regista ha proseguito dicendo che: “Dopo Cannes ero diventato estremamente paranoico, perché all’improvviso mi sono reso conto che quella cosa avrebbe potuto interrompere la mia carriera. Forse è successo anche perché sto invecchiando, e quand’è così hai più paura. È come un circense abituato a camminare in equilibrio su una fune che, per un qualche motivo, comincia ad avere paura. E non è bene se fare il funambolo è la tua professione”. Le conclusioni del regista sono affidate infine al ricordo della depressione che lo ha colto qualche anno fa, nel 2007, prima di girare Antichrist e Melancholia: “Me ne stavo sdraiato, piangevo e basta. È andata avanti così una settimana intera, a guardare un muro. Non potevo alzarmi. Ero terribilmente spaventato e credevo che non sarei riuscito più a fare film. La paura è l’inferno. È un vero inferno. La cosa peggiore che esista”.
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