“Il professore protagonista del film rappresenta la coscienza pulita dell’Occidente che combatte il potere dal quale arriva un diktat molto duro: risolvere un cruciverba al contrario. Deve farlo ma lo fa a malincuore e combattendo” così il regista, durante la nostra intervista, presenta Passatempo, il suo primo cortometraggio dopo 15 lungometraggi, scelto come evento speciale d’apertura della 34esima Settimana internazionale della critica.
Sceneggiato da Amelio, il film ha visto gli studenti della scuola Fare Cinema, diretta da Marco Bellocchio a Bobbio, accompagnare il regista in tutte le fasi successive della lavorazione sul set: dalla fotografia, alle scenografie, dagli elettricisti ai macchinisti. I ruoli erano diversi e i ragazzi sono stati i protagonisti del set.
Girato in 5 giorni tra Bobbio e Piacenza, il film vede come protagonista Renato Carpentieri, considerato dal regista una sorta di alter ego (“uno mio specchio” dichiara ai nostri microfoni), dopo ben 5 film realizzati insieme. Un ruolo diverso dai precedenti e anche un genere diverso perchè Passatempo è un thriller dove tutto ruota intorno alla relazione tra un professore in pensione (Renato Carpentieri), seduto a tavolino di un bar in una grandissima piazza e un ragazzo (Daouda Sissoko) che si siede accanto all’uomo. Bala arriva dal Mari e all’inizio, come se si sedesse accanto ad un amico, inizia ad elencare delle parole, a giocare. Il professore fornisce la definizione legata ad ogni parola e lo spettatore intuisce che stanno giocando ad una sorta di cruciverba al contrario. Il problema è la variante aggiunta al gioco.
Un film che lavora sulla brevità con successo e che volutamente ha come protagonista il nostro tempo perchè mette in relazione forzata, come avviene fortunatamente ogni giorno nelle nostre città, l’Occidente e tutto il mondo “altro”. Nel corto lo si racconta in maniera allegorica lasciando però, come nella realtà, tanti quesiti irrisolti.
Dietro l’allegoria Gianni Amelio esprime, ai nostri microfoni, un giudizio molto chiaro e condivisibile sul presente, memore anche dell’impegno in film come Così ridevano e Lamerica: “Oggi non c’è la volontà di incontro tra Occidente e il resto del mondo. Non c’è nell’opinione pubblica o meglio nello spirito collettivo la volontà di un paese di accogliere l’estraneo ma, da questo a definire razzisti gli italiani, i francesi o gli spagnoli ce ne corre. La nostra anima da sempre accoglie”.
giovanna barreca