Nonostante il cinema italiano non sia uno dei più proiettati al di fuori dei confini nazionali, la dimensione europea è fondamentale non solo in termini normativi e per le coproduzioni, ma anche per mettere a confronto le politiche che contribuiscono a modellare i diversi mercati nazionali. Questi i temi alla base dell’incontro Strategie europee per il cinema, svoltosi alla 69. Mostra del Cinema di Venezia, che ha visto l’intervento non solo delle associazioni italiane di settore, ma anche di rappresentanti delle istituzioni europee e di quegli organismi che regolano il finanziamento pubblico al cinema negli altri principali Paesi UE.
A presentare un quadro complessivo della situazione, in un’ottica comparativa, è stato André Lange, Capo Dipartimento per l’informazione su finanziamenti e mercati dell’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo. Mettendo a confronto i mercati di Italia, Francia, Germania e Inghilterra, emerge come il nostro Paese occupi l’ultimo posto, lungo tutto il periodo 2005-2011, per quanto riguarda gli incassi registrati al box office nazionale, e il penultimo per biglietti staccati pro-capite (1,8). Non è ai primi posti in classifica nemmeno il livello dei finanziamenti pubblici che l’Osservatorio stima in 75,8 milioni provenienti dal FUS, 20 milioni da enti locali e 90 milioni di incentivi fiscali, cui si devono aggiungere i 150 milioni investiti (anche per obbligo di legge) dalle emittenti televisive. In Francia, il solo CNC eroga al cinema 309,5 milioni di euro. Unica nota evidentemente positiva la quota di mercato del prodotto nazionale, che secondo i calcoli dell’Osservatorio Europeo (per motivi metodologici) si attesta al 41,7%, superando addirittura quella francese del 37,8%.
Alex Stolz, del British Film Institute, ha messo invece in luce la predominanza al box office inglese dei blockbuster americani, illustrando tuttavia la lieve crescita negli anni del mercato dei film che noi definiremmo “difficili”, mentre nel Regno Unito sono chiamati “specialized”. Tra le interessanti strategie messe in atto dal BFI, la creazione di una “mappa degli schermi”, che comprende tutte le proiezioni tenute sul territorio inglese nell’ultimo anno, con schede dedicate a ciascun film con le relative performance in sala. Cornelia Hammelmann, del German Federal Film Fund, ha evidenziato l’importanza dell’attrazione delle produzioni internazionali su territorio tedesco, come è successo per Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino e per il film di prossima uscita Cloud Atlas dei fratelli Wachowski. Eric Garandeau, presidente del CNC francese, ha sottolineato invece come l’efficienza dell’ente derivi dalla politica e dai costanti investimenti sostenuti nell’arco di decenni. Centrale, a tal proposito, il principio del prelievo di filiera, applicato all’inizio solo alle sale, ma evolutosi negli anni fino a comprendere tutti gli altri settori che traevano benefici economici dai film, come le televisioni, e da ultimo gli Internet provider. Roberto Olla, direttore esecutivo di Eurimages, ha infine sottolineato la necessità per l’Italia di recuperare terreno nel campo delle coproduzioni.
Dall’Europa, e in particolare dalle istituzioni UE, potrebbero arrivare anche due novità legislative di grande importanza. La prima è la nuova bozza di Comunicazione sugli aiuti di Stato al cinema e all’audiovisivo, che, tra le altre cose, si propone di allargare l’ambito di applicazione del sostegno pubblico oltre il settore alla produzione, nonché di porre criteri più restrittivi per contributi ai prodotti non europei. L’altra misura è invece chiamata “Europa Creativa”, e si tratta di un nuovo programma che dovrebbe inglobarne diversi, tra cui il noto MEDIA. Una proposta cui però sono state sollevate diverse obiezioni, come ha confermato l’On. Silvia Costa, membro della Commissione cultura del Parlamento Europeo, soprattutto la necessità di mantenere distinte le forme di sostegno ai diversi media e di lasciare invariati, se non aumentare, i livelli del contributo europeo. Posizione, questa, sposata anche dal Mibac, per cui ha parlato il direttore generale cinema Nicola Borrelli, e dal presidente dell’Anica, Riccardo Tozzi, secondo cui il contenuto dovrebbe rimanere al centro delle politiche europee, poiché si tratta dell’ambito di massima specializzazione dei Paesi UE. Altra priorità, secondo Tozzi, è sostenere la Francia nel suo tentativo di ampliare il prelievo di filiera agli OTT (Over The Top), combattere le ideologie che difendono la pirateria a livello europeo e, in casa, assicurarsi di far applicare le norme che obbligano i broadcaster a investire in produzione cinematografica. Il riferimento è ancora una volta a Mediaset, che secondo Tozzi non prevede di mantenere i livelli di investimento fissati per legge.
Lionello Cerri, presidente degli esercenti Anec, è tornato a esprimere apprezzamento per il modello inglese che consente al BFI di finanziarsi attraverso la lotteria nazionale, mentre sul fronte interno ha ricordato la necessità di affrontare tempestivamente alcuni dei temi più caldi del settore. Tra questi: digitalizzazione di tutte le sale, politiche distributive che non lascino scoperta la domanda di cinema in determinati periodi dell’anno, come l’estate appena conclusa, e infine il video on demand, con particolare riferimento al bisogno di instaurare un dialogo tra le diverse categorie per trovare modalità condivise con cui dare avvio a un’efficiente offerta legale di contenuti in Rete.