Uno sguardo discreto ma partecipato sulla morte e la sofferenza. E’ quello di Valeria Golino, che con Miele, suo primo lungometraggio da regista (dopo il corto Armandino e il Madre del 2010), si misura con il delicato tema del suicidio assistito. Il film, che rappresenterà l’Italia al Festival di Cannes, dove concorrerà nella sezione Un Certain Regard, vede Jasmine Trinca nel ruolo di Irene, una ragazza di trent’anni che ha deciso di aiutare le persone che soffrono: malati terminali che vogliono abbreviare l’agonia, persone le cui sofferenze intaccano la dignità di essere umano. Fino all’incontro con un settantenne che pur godendo di buona salute decide di richiedere i suoi “servizi”: l’incontro destabilizzerà gli equilibri di Irene mettendone in discussione convinzioni e certezze. “Per quel che riguarda la forma, lo stile, volevo che fosse un film sensoriale in grado di seguire la protagonista in ogni sua azione senza però sembrare sciatto o disordinato. Volevo che avesse una sua formalità, un tocco maturo, senza quel tipico aspetto acerbo che caratterizza molte opere prime”. Così Valeria Golino ha descritto al nostro inviato Emanuele Rauco in occasione della presentazione alla stampa del film, il suo approccio dietro la macchina da presa, abbandonandosi anche a una confessione: “ho 47 anni e alle spalle tantissimi film come attrice, probabilmente non avrei avuto lo stesso tocco se l’avessi girato a 25 anni anche se, in realtà, rimpiango di non aver iniziato a fare la regista prima”. Miele vede nel cast anche Carlo Cecchi, Libero De Rienzo e Vinicio Marchioni, e sarà in sala a partire dal 1 maggio.