Soddisfatto dell’accoglienza avuta alla 66esima edizione del Festival di Cannes, in cui La grande bellezza è l’unico titolo italiano selezionato per il concorso, Paolo Sorrentino – nell’intervista che ha rilasciato a Daria Pomponio, la nostra inviata alla Croisette – ha commentato i parallelismi che sono stati fatti da più parti tra il suo film e il cinema di Federico Fellini, in particolare La dolce vita (1960) e Roma (1972): “Una lettura attenta del film esclude un vero e proprio paragone. Ci sono ovviamente dei temi, dei mondi che sono stati trattati magnificamente da Fellini e che vengono affrontati anche ne La grande bellezza. Quindi ci può essere un’assonanza, ma molto semplicemente i film di Fellini sono un apice della cinematografia di sempre e li si guarda come si guardano certe donne inarrivabili che uno sa che non possono appartenere alla propria vita privata”. Sull’idea e la rappresentazione di una Roma metafisica, invece il regista ha detto: “Sono contento che si scomodino aggettivi come filosofica, metafisica, però è una parte di Roma che c’è, è lì. Forse vivendoci da poco, riesco a stupirmi di cose che invece per i romani sono date per scontate. E’ l’occhio del turista incantato. Mi sembra che sia tutto lì, bisogna solo trovare il modo giusto per raccontarlo.”
Protagonista del film è un eccellente Toni Servillo nei panni del giornalista Jep Gambardella, che ci ha raccontato come sia entrato per la quarta volta nella sua carriera nel mondo sorrentiniano (in precedenza i due avevano lavorato insieme in L’uomo in più, Le conseguenze dell’amore e Il Divo), mentre Carlo Verdone e Sabrina Ferilli – in un’intervista molto divertente – si sono detti entusiasti di essere entrati a far parte di un progetto al cui centro c’è Roma, la loro città.
Le nostre interviste si chiudono con Umbero Contarello, co-sceneggiatore di La grande bellezza insieme allo stesso Sorrentino, che, a proposito della frammentaria struttura narrativa del film, ha detto: “Ci piacciono i film che riescono ad assomigliare alla libertà dell’esistenza e che non sono costretti in un qualcosa di pacificante, come una trama ben definita che chiude tutto, senza lasciare spazi. Ci piacciono quando i film hanno questa libertà, di assomigliare un po’ alla libertà dei romanzi, quando non sono perciò troppo tramatizzati“.
DARIA POMPONIO