Ridendo e scherzando: un documentario da ridere. Titolo e sottotitolo che da subito rivelano gli intenti della autrice che, grazie al loro punto di vista privilegiato, hanno potuto scrivere e dirigere un film che permettesse, non solo di parlare del cinema del padre Ettore Scola ma di farlo con la sua chiave stilistica, cioè attraverso l’ironia grazie anche a Pif che pone le domande e mette a suo agio uno Scola sempre un po’ ritroso con gli intervistatori. Anche nella nostra intervista cerca di liquidare affettuosamente tutti col suo: “Lasciamo perdere” che torna tante volte nelle interviste, come il cardigan beige che indossa anche alla Festa del cinema di Roma dove il film viene presentato.
Si ripercorre la sua carriera partendo dalle vignette realizzate in gioventù, per poi passare al lavoro di umorista e poi sceneggiatore per film come Il sorpasso che per Scola è: “La pietra ‘emiliana’ della mia vita”. C’è spazio per raccontare i ricordi autobiografici contenuti in un film come Splendor del 1988 e per parlare dell’incontro fortuito (uscendo da scuola) con De Sica intento a girare e poi definito: “Il più grande scrittore del ‘900”. Gassman, l’amico di una vita “che mi fece abbandonare la ricchezza del mio lavoro come sceneggiatore per portarmi alla povertà con quello da regista”. Fu “C’eravamo tanto amati” il film che suggellò per sempre la loro amicizia.
Ridendo e scherzando è un armadio ricco di ricordi che non cade mai nella trappola della commemorazione e dell’omaggio ma rimane sempre su quello dell’ironia e del non prendersi troppo sul serio che poi è sempre stata anche la chiave del cinema scritto da Scola: “Le commedie, figlie del Neorealismo, ci permettevano di continuare a parlare di cose serie usando un altro registro, a rappresentare la realtà del paese attraverso le vicende dei piccoli individui, gente comune che vive i giorni della sua vita come gli spettatori che li guardano”.
giovanna barreca