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Se ti abbraccio non aver paura” di Fulvio Ervas è un libro che racconta di un amore profondo tra un padre e di un figlio autistico e del viaggio, per la prima volta, di puro piacere che intraprendono dopo i tanti fatti per problemi medici. L’America tanto cantata e raccontare in viaggi on the road diventa la loro, da attraversare in moto, insieme.
Gabriele Salvatores che da alcun anni ama raccontare storie di formazione in mondi reali e fantascientifici e di personaggi, come li definisce anche ai nostri microfoni: “storti”, si innamora del libro di Ervas e con Umberto Contarello e Sara Mosetti scrive una sceneggiatura che abbia nel cuore sempre l’amore filiale e il viaggio come mezzo per conoscersi e superare confini, non solo geografici. Come dice ai nostri microfoni: “Mi piaceva l’idea di questo padre che porta fuori dal recinto il figlio, che voglia regalargli un’esperienza anche fuori dagli schemi e rischiosa”. E per rendere la storia ancora più coinvolgente per lo spettatore e il viaggio, sotto alcun aspetti, più avventuroso nel film viene aggiunto un inseguimento. Così nasce Tutto il mio folle amore, presentato Fuori concorso alla 76esima Mostra del cinema di Venezia e in sala dal 24 ottobre 2019.
Nel film del regista premio Oscar non sono le strade americane le protagoniste ma la terra al di là dell’Adriatico dove i genitori di Vincent (Giulio Pranno, al suo esordio) hanno una bella casa e vivono, tra mille difficoltà, la malattia del figlio. Non si parla di autismo ma si vede un ragazzo di 16 anni che si è ritagliato un mondo tutto suo nel quale vivere e sentire. La madre Elena (Valeria Golino), pur innamorata del figlio, sembra aver bisogno di trovare il suo angolo di mondo e il padre adottivo Mario (Diego Abatantuono) è apparentemente l’unico a sapere, con la pazienza e l’ascolto, dialogare con Vincent.
Una notte irrompe nella loro casa e nella loro vita il padre biologico di Vincent perchè in tour proprio da quelle parti. Willi (Claudio Santamaria), il Modugno della Dalmazia – come viene definito da chi lo ascolta – vorrebbe solo conoscere il ragazzo, vederne per la prima volta il volto ma Vincent, affascinato da questa nuova presenza, si nasconde nel suo pickup e inizia un viaggio con l’uomo. I genitori preoccupatissimo li inseguono.
Il folle amore del titolo fornisce una lettura del film se si vuol riconoscere il tentativo di tutti i personaggi di provare, con esiti diversi – come dimostra anche la scena finale – a superare le proprie paure per iniziare a vivere davvero, o meglio scegliere di vivere nella dimensione reale. Gabriele Salvatores ricorda anche ai nostri microfoni il suo fascino per la non normalità, per i personaggi storti, fuori dalle regole e, in questo nuovo film, per un verso o per l’altro, lo sono un po’ tutti.
giovanna barreca