Dalla fine del 18° secolo, i dabbawalla permettono ai lavoratori di ricevere il pranzo preparato a casa dalle proprie mogli attraverso l’india, un complesso ed efficientissimo sistema di trasporto alimentare, padre del catering, che commette solo un errore di consegna su 1 milione. Su quell’errore, Ritesh Batra ha fondato il suo primo lungometraggio, The Lunchbox, presentato al Torino Film Fest 2013 nella sezione Torino Film Lab, dove vengono esposti i progetti prodotti grazie all’intercessione del festival, e che dopo aver conquistato Cannes arriva anche nelle sale italiane. Il film racconta di una donna che prepara la gavetta con il pranzo per il marito, dedicandogli cura e molte spezie per ravvivare il loro rapporto, lasciandogli affettuose lettere; ma il contenitore finisce regolarmente sulla scrivania di un altro impiegato. Da qui parte una relazione epistolare tra due solitudini che hanno bisogno di evadere e sognare.
Prodotto fuori dalle logiche di Bollywood, nonostante la presenza di un divo come Irrfan Khan, The Lunchbox è una commedia realistica e sognante allo stesso tempo, che descrive la caotica vita nella metropoli di Mumbay, i ritmi di lavoro, i trasporti pubblici affollatissimi, il traffico ma anche i sistemi che la civilizzazione indiana ha creato per dare comfort e sicurezza ai lavoratori. Uno sfondo “verista” che si colora di fiaba con lo spunto romanzesco, una storia di un’amicizia segreta e misteriosa che fa crescere i protagonisti. Un film che, per ammissione dello stesso Batra, sta tra Satyajit Ray e Woody Allen e che saprà conquistare il pubblico con la delicatezza dei suoi sapori.
EMANUELE RAUCO