“Da documentarista mi innamoro sempre di più dei personaggi reali che di quelli immaginari” dichiara alla fine della nostra intervista Francesco Raganato, regista di Looking for Kadija, presentato in Prospettiva Italia al Festival Internazionale del film di Roma. L’opera è il racconto di alcuni mesi passati in Eritrea alla ricerca della ragazza in grado di interpretare la figura della bella, caparbia, fiera Kadija che, innamoratasi dell’ufficiale italiano Amedeo, lo seguì anche nella lotta di resistenza. Infatti l’uomo, dopo la sconfitta dell’esercito italiano, assume il comando dell’esercito eritreo contro gli inglesi.
Ma il documentario di Alessandro Caruso, Chiara Laudani e Francesco G. Raganato è molto altro. Si tratta di un’opera complessa che invita a camminare dentro alla storia di ieri e di oggi. Infatti, usando come pretesto la ricerca di un’attrice, Looking for Kadija porta l’autore a conoscere i sogni e i desideri di una nuova generazione di giovani donne in cerca del proprio posto nel mondo, dopo anni di dittatura. Donne fiere, quasi altezzose con, precisa lo stesso regista: “Una sorprendente forza nello sguardo e nella presenza fisica”. Tutte da subito in grado di interpretare la loro mitica antenata.
Lo spettatore vive da subito in un’atmosfera sospesa tra città ancora dall’architettura italiana perchè i colonizzatori andarono in Africa per restare e realizzare- come dichiara l’acquirente del palazzo che fu sede del Consolato Italiano a Massau: “tutto ciò che non potevano concepire in Italia”. Il cinema Impero, il bar Lodi e il cinema Roma ancora esistenti testimoniano come la nostra cultura sia ancora influente nel tessuto sociale.
Inoltre l’analisi sociale si unisce al gioco del cinema perchè c’è una vera ricerca delle location più adatte a realizzare il film di finzione sui due eroi, c’è la costruzione dei mezzi filmici più adatti: un carrello, le sue ruote e perni; tutta la macchina cinema in funzione e raccontata con passione coinvolgete.
giovanna barreca