Tomboy indagava il rapporto di una ragazzina con la sua fisicità, con un corpo uomo/donna, con una famiglia presente ma non in ascolto. In Bande de filles, Céline Sciamma sposta l’attenzione su una sedicenne e il suo animo che non riesce più a rimanere chiuso dentro spazi costruiti da una famiglia con padre assente, madre troppo impegnata a mantenere la famiglia e fratello violento e una scuola che la esclude. E così Marianne entra in un gruppo di bulle, ruba denaro alle compagne, passa giornate in alberghi a mangiare pizza, ballare con le amiche e trovare il suo giusto spazio nella volontà di un’immediata adesione. Ma neppure quella dimensione le appartiene, anche lì il suo corpo, la sua testa sono ingabbiate e quindi cerca altrove. E altrove. Fino a ritornare a suonare il campanello presente all’inizio dell’opera. Il film torna più volte su alcuni elementi e luoghi con la protagonista che ha cambiato stato d’animo e modo di viverli: la casa dove prima teme il fratello e poi sa affrontarlo, il parco dove stare con le amiche e poi fare un bagno pulificatore, la stanza del fidanzato dove impara a lasciarsi andare senza paura della propria femminilità e di ricercare. Ogni cambiamento è caratterizzato da lunghe e intense chiusure in nero di una storia a capitoli, di una vicenda che spinge lo spettatore a stare sempre più addosso (come la macchina da presa) alla sua eroina. Anche quando abbiamo paura che la voglia d’indipendenza la porti verso una strada senza ritorno.
Anche la musica è parte della pelle di Marianne, ne scandisce gli stati d’animo, aiuta lo spettatore a vivere insieme alla protagonista i momenti più intensi (indimenticabile per intensità il ballo in una stanza tutta blu sulle note di Diamonds di Rihanna. Macchina fissa ma ogni cosa sembrava muoversi ed essere in perfetta armonia con la fanciulla).
Alla Quinzaine de realisateurs è previsto l’incontro con gli autori delle opere e stamane, in una sala gremita ed entusiasta, Céline Sciamma ha spiegato che il suo non è un film con una morale o un messaggio ma è un film politico sulla contemporaneità.
GIOVANNA BARRECA