E’ possibile ridurre l’impatto ambientale della produzione di un film? Secondo la società elettrica Edison e la casa di produzione cinematografica Tempesta Film, sì può, anzi, si deve. In tal senso oggi all’Italian Pavillon, negli spazi della 65esima edizione del Festival di Cannes, si è tenuta la presentazione del progetto Edison Green Movie, un appello e insieme un protocollo di regole con cui si invita il mondo del cinema a impegnarsi per ridurre l’impatto ambientale della produzione di un film. Sono intervenuti Andrea Prandi, direttore relazioni esterne e comunicazione Edison, Carlo Cresto-Dina, produttore della Tempesta Film (che lo scorso anno portò qui a Cannes il film Corpo celeste) e i testimonial Isabella Ferrari e Alessandro D’Alatri. Lo studio compiuto dal progetto Edison Green Movie ha rilevato che, seguendo un protocollo di riduzione ambientale, si potrebbe evitare l’emissione in Italia di ben 1120 tonnellate di C02. Il risultato è arrivato dall’analisi di tutti i reparti tecnici che intervengono nella produzione di un film, a partire anche dal caso più semplice e immediato: il catering. In questo caso, ad esempio, si potrebbe eliminare l’uso dei tradizionali cestini e il loro relativo portato inquinante, mentre si è parlato anche dell’ipotesi di passare a un tipo di illuminazione più moderna o alla proposta di ridurre il trasporto su gomma – la classica carovana di un film, che passa attraverso furgoni, roulotte, auto e quant’altro. Il progetto ha il patrocinio ministeriale, ma è evidente che potrebbe influire davvero positivamente nella produzione cinematografica, se si stabilissero degli sgravi fiscali ad hoc. Del resto, come ricorda D’Alatri, le regole servono, ma l’idea di una “eco-sostenibilità del cinema” deve passare necessariamente per un modo di pensare radicalmente differente; l’idea di un cinema non più invasivo al momento del set, quanto piuttosto rispettoso delle location.