“Il lavoro di documentazione, di osservazione della realtà, ci ha portato in mondi che non conoscevo, come ad esempio quello delle comunità cattoliche contemporanee o quella dei campi rom. Siamo entrati in questi ambienti, a Tor Sapienza, nella periferia di Roma, la realtà dei palazzoni di Viale Morandi o di parcheggi limitrofi a campi nomadi. E da qui ho ‘tirato fuori’ i miei due personaggi, Agnese e Stefano. I cuori puri del titolo, forse, che può comunque racchiudere l’accezione negativa del termine purezza, inteso anche per l’incapacità di connettersi e mettersi in contatto con il diverso”.
A parlare è Roberto De Paolis, che dopo due cortometraggi (Bassa marea e Alice) esordisce alla regia di un lungometraggio con Cuori puri, il 23 maggio in cartellone alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes e, dal giorno successivo, 24 maggio, nelle sale italiane distribuito da Cinema.
“È normale ci sia molta ansia all’idea di andare a Cannes, e lo stesso vale per l’uscita in sala. È come se si certificasse la fine di un percorso, anche abbastanza lungo, che ha visto nascere e crescere il film. Ora lo si lascia andare, in qualche modo”, dice ancora il regista.
Cuori puri racconta la storia di Stefano e Agnese, interpretati rispettivamente da Simone Liberati e Selene Caramazza: lui, 25 anni, lavora come custode del parcheggio riservato ai dipendenti di un centro commerciale confinante con un campo rom; lei, 18 anni appena compiuti, vive con una madre dura e devota (Barbora Bobulova), frequenta la chiesa e sta per compiere una promessa di castità fino al matrimonio.
Dal loro incontro nasce un sentimento vero, fatto di momenti rubati e di reciproco aiuto. Il desiderio l’uno dell’altra cresce sempre più, fino a quando Agnese, incerta se tradire i suoi ideali o meno, prenderà una decisione estrema e inaspettata.
Sui due attori, Roberto De Paolis dice: “La scelta dei protagonisti è avvenuta in modo naturale, in primo luogo perché sono bravi. Ma anche, e soprattutto, perché hanno dimostrato una grande disponibilità e attitudine a voler fare un percorso serio”.
Percorso che ha portato l’esordiente Selene Caramazza a “riprendere in mano la Bibbia e il Vangelo, sono tornata in chiesa, sono entrata in queste comunità e ho compiuto un vero e proprio cammino di fede. C’è molto di me nel personaggio di Agnese, credo di poter dire”, svela la giovane interprete.
Mentre per quanto riguarda Simone Liberati, al primo film da protagonista dopo qualche ruolo secondario (come in Suburra o nel recente Il permesso), “tutto è cominciato quando sono entrato nei palazzoni di viale Morandi, lì a Tor Sapienza. E pur non condividendo il percorso di vita di questi ragazzi, ho trovato molti punti di contatto con loro”.
Per evitare gli inevitabili stereotipi nel “raccontare mondi che non si conoscono, è bastato iniziare a frequentare realmente quei luoghi, e questo ci ha permesso di smussare alcune cose, facendo realmente incontrare i personaggi con le persone”, racconta ancora De Paolis.
Chi ha dovuto snaturare del tutto se stessa, però, è stata Barbora Bobulova, che interpreta Marta, la mamma di Agnese: “Per me è stato un rapporto conflittuale, quello con il personaggio. Sono arrivata al punto di odiare Marta, letteralmente, perché completamente opposta a come sono io. Ma è stata una bella sfida”.
Completano il cast Stefano Fresi (è Don Luca), Edoardo Pesce (è Lele, l’amico spacciatore di Stefano), Antonella Attili e Federico Pacifici (sono i genitori di Stefano).
Il film è prodotto dalla Young Films di Carla Altieri e Roberto De Paolis, con Rai Cinema e con il sostegno della Regione Lazio.
Valerio Sammarco