Per Netflix, Cannes è “meno attraente”

Ritornare a Cannes sarà “meno attraente” per Netflix se i suoi film dovranno andare fuori competizione, secono le nuove regole stabilite dal Festival. È quanto ha dichiarato Ted Sarandos, creatore della piattaforma di streaming e capo dei contenuti, ai microfoni di Variety.

Alla domanda se avrebbe mandato i suoi film fuori concorso Sarandos ha prima replicato con un secco “no”, poi ha corretto il tiro spiegando che la collocazione fuori concorso “sarebbe poco attraente” per Netflix “e condizionerebbe non poco le strategie della società per i festival internazionali”.
Sarandos sostiene che i film dovrebbero essere giudicati sulla base dei meriti artistici e non sul loro potenziale commerciale, toccando un nervo scoperto della vicenda: “Se si afferma che, per poter competere in un festival, un film debba avere un potenziale commerciale, si stabilisce un paradosso”, ha dichiarato, aggiungendo che Netflix è stata invitata a Venezia, Toronto, Telluride e in altri importanti festival del mondo. “Non voglio che i nostri film e i nostri filmmaker vengano esclusi solo perché scelgono questa forma di distribuzione piuttosto che un’altra”.

Sarandos ha espresso frustrazione sulla normativa francese che impone una window di 36 mesi tra l’uscita nelle sale dei film e il loro passaggio in piattaforme SVOD. “E’ l’unico posto al mondo ad avere una simile restrizione”. Sarandos ha spiegato che la richiesta per un’uscita limitata nelle sale francesi di Okja e di The Meyerowitz Stories è stata rigettata.
Il tormentone di questa Cannes 70 è destinato dunque a proseguire. Dopo la decisione presa dal festival di estromettere dalla gara a partire dal prossimo anno quei film non destinati alla sala, decisione presa su pressione dei distributori e degli esercenti francesi, Netflix è stata al centro di un’infuocata querelle tra chi difendeva la posizione francese e chi, invece, stava dalla parte della compagnia americana.

Nei giorni scorsi persino il presidente di giuria Pedro Almodovar è entrato a gamba tesa nella questione sostenendo che sarebbe stato paradossale assegnare la Palma o qualsiasi altro premio a dei film non pensati per un passaggio in sala. Un’uscita solo parzialmente ritrattata in seconda battuta dallo stesso Almodovar e da cui aveva preso immediatamente le distanze il giurato americano Will Smith (di cui l’ ultimo film, Bright di David Ayer, è prodotto proprio da Netflix).

I due titoli Netflix in competizione quest’anno, Okja di Bong Joon-Ho e The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach, hanno avuto un’accoglienza controversa da parte della critica e in entrambe le proiezioni per la stampa il logo Netflix che appare prima dei titoli di coda è stato fischiato da una parte della platea, segno che la diatriba ha innescato vere e proprie contrapposizioni tra i giornalisti, di natura talvolta ideologica e talvolta di sistema.
 

Gianluca Arnone