Nel nome di Marco Ferreri

Se n’è andato per un infarto il 9 maggio del 1997, e in questi vent’anni Marco Ferreri l’abbiamo dimenticato, o quasi, colpevolmente. Da Ciao maschio (1978) fino al penultimo film Diario di un vizio – l’ultimo, Nitrato d’argento del ’96, l’ha solo preparato – Nicoletta Ercole è stata la sua costumista, e ora per ricordarlo e celebrarlo ha messo in cantiere un documentario da lei prodotto e diretto da Anselma Dell’Olio, La lucida follia di Marco Ferreri, in predicato per la prossima Mostra di Venezia.

“Il suo cinema ha previsto tutto 20 anni prima, Indivisibili che mi è piaciuto e ho votato ai David è La donna scimmia, o sbaglio?”, dice la Ercole al Festival di Cannes, passando in rassegna le talking heads del documentario, da Isabelle Huppert a Roberto Benigni, “che per Marco ha scritto una poesia ad hoc”.

“Volevo fosse cinema, e non televisione, e penso che questo fosse il tipo di film giusto per un critico quale sono. Un film che presentasse Ferreri e incuriosisse sul suo cinema: se avrà questo effetto, lo considererò un successo”, dice Dell’Olio. E torna al primo incontro con Ercole e Ferreri: “Ho fatto Ciao maschio, ho conosciuto lì Nicoletta, si è creato un sodalizio: Marco mi ha strapazzato, la prima settimana sul set è stata una tragedia, non ha mai guardato i dialoghi che avevo riscritto per lui. Move or bleed, muoviti o sanguina, si dice sul set, e Marco impazziva: voleva che fossi così sicura di me da non spostarmi”.

“Nel rivedere questo film ho riscoperto anche Ugo Tognazzi, il suo attore feticcio: un grandissimo, aveva freschezza e bellezza”, prosegue Dell’Olio, e del suo lucido folle Ferreri , prodotto da Nicomax Cinematografica in associazione con Fenix Entertainment, sottolinea: “Era talmente chiaro nella sua Weltanschauung che la gente non lo capiva”.

Conclude la Ercole, ricordando il primo contatto con Ferreri: “’Me serve una che me vesta una scimmia con una pelle di giaguaro, ci stai?’, mi disse al telefono. Riattaccai pensando a uno scherzo, richiamò: era davvero Marco, mi voleva per Ciao maschio”.

Federico Pontiggia