Ha ventisette anni il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, che si inaugura domenica 19 marzo all’Auditorium San Fedele di Milano, sua storica sede, con l’anteprima italiana del film documentario candidato all’Oscar per Miglior Documentario 2017 e Premio del Pubblico della Berlinale Panorama I am not your negro di Raoul Peck, alla presenza del regista. Appuntamento amatissimo tra appassionati e specialisti, sostenuto con impegno anche dalla Diocesi ambrosiana, che vanta un pubblico affezionato e numeroso. Festival che diventa ogni anno anche luogo di scoperta delle nuove tendenze artistiche e riflessione sulle dinamiche sociali e le difficoltà politiche che investono numerosi paesi dei tre Continenti cui è dedicato. Alessandra Speciale, Direttrice artistica insieme ad Anna Maria Gallone, sintetizza la proposta culturale del Festival con lo slogan: “Dove pulsa il futuro”, “Where Future Beats”. “Ha il sapore dell’energia e guarda avanti – precisa -. Un titolo che diamo ad ogni edizione e ci ispira per declinare tutto il palinsesto di programmazione del Festival, che è cinema, ma non solo: organizziamo anche incontri, mostre, musica. “Dove pulsa il futuro” nasce proprio da questo beat: per noi vuole essere il battito del cuore del Festival che pulsa forte, un battito di passione. Ma è anche un riferimento a quella generazione beat ribelle che voleva cambiare le cose e che oggi ci proietta oltre il presente, verso il futuro. Quindi l’edizione di quest’anno si orienta soprattutto verso le nuove generazioni e verso quei luoghi che stanno cambiando il volto all’Africa, all’Asia e all’America Latina. Il Festival vuole darsi un’immagine diversa, più moderna, creativa e innovativa grazie all’energia che arriva da questi continenti, privilegiando come sempre il nostro focus sull’Africa”.
Sono sessanta i film selezionati, la sezione dei dieci in concorso si intitola: “Finestre sul mondo”. Quattro sono africani. Cosa vediamo all’orizzonte?
Un continente in velocissimo movimento e che deve affrontare grosse problematiche. Purtroppo attraverso i nostri media ne abbiamo spesso una visione riduttiva. Noi cerchiamo di orientare in una giusta prospettiva, ponendo l’accento sull’Africa come è raccontata dai suoi autori. Noi di questo continente vogliamo vedere anche gli aspetti più innovativi, seguire il lavoro dei giovani cineasti, che cercano di esprimere attraverso il loro sguardo, sicuramente originale e più profondo, la realtà dei loro Paesi. Per questo, attento alle sperimentazioni di nuove forme del linguaggio audiovisivo, quest’anno il FCAAAL porta in Italia i primi film africani in Virtual Reality 360°, che saranno visibili in una VR lounge al Festival Center.
Dei film africani un titolo che l’ha colpita.
Quello della tunisina Kaouther Ben Hania, regista di casa al Festival. Presentiamo il suo ultimo film Zaineb n’aime pas la neige, un documentario costruito in modo molto narrativo che ci racconta una storia vera, quella di una ragazza tunisina seguita per cinque anni, da quando ne aveva otto al compimento dei tredici, nella sua esperienza di migrante, perché perde il padre, la madre si risposa con un tunisino canadese e lei si deve spostare in Canada. In questi cinque anni fondamentali della sua adolescenza lei diventa una piccola canadese. Un film che ci racconta una storia di immigrazione che vale dieci trattati di immigrazione, nel senso che ce la racconta veramente dal vivo. Insieme alle difficoltà ma anche a tutte le opportunità per queste nuove generazioni, che nascono nel Paese di origine per poi integrarsi perfettamente in un Paese straniero.
Una sezione speciale del Festival propone un viaggio ideale nell’America Latina, per raccontare quelle che vengono chiamate “democrazie inquiete”.
È una sezione nuova del Festival nata dalla collaborazione con la Fondazione Feltrinelli. La loro idea era quella di concentrarsi sull’America Latina perché sicuramente negli ultimi quindici anni è stato il territorio dove si sono sperimentati maggiormente nuovi modelli di democrazia più o meno riusciti, alcuni purtroppo con risultati deludenti. Abbiamo deciso di concentrarci sui tre temi: risorse, diseguaglianze e diritti. Ogni proiezione sarà introdotta da una presentazione e noi abbiamo scelto tre film recentissimi capaci di esprimere attraverso il linguaggio cinematografico i tre temi trattati. Per i diritti umani sono felice di presentare il 24 marzo un film venezuelano, El Amparo di Rober Calzadilla, che sarà con noi. Ci racconta una storia di diritti negati accaduta in Venezuela negli anni ’80, quando un gruppo di pescatori presi per guerriglieri furono massacrati dall’esercito venezuelano. Ancora oggi, nonostante la Corte Interamericana abbiamo accusato il Venezuela, aspettano giustizia.
Luca Pellegrini