“Sulla scia del mio lavoro precedente (Forza maggiore, ndr), credo si tratti di un film satirico e drammatico nella stessa misura. Stavolta, dal punto di vista tematico, mi interessava esplorare argomenti come fiducia e responsabilità, ricchezza vs. povertà e, soprattutto, l’importanza creativa che viene accordata all’individuo quando si trova di fronte all’indifferenza generale”.
Lo svedese Ruben Östlund torna a Cannes dopo la rivelazione Forza maggiore (che nel 2014 vinse il Premio della Giuria in Un Certain Regard) portando in concorso The Square, film che mette alla berlina le contraddizioni dell’arte contemporanea concentrandosi sulla figura di un curatore di un importante museo, interpretato da Claes Bang.
Il titolo del film fa riferimento alla nuova installazione che sarà ospitata nel museo, un “quadrato” appunto, dentro il quale la gente è invitata a entrare per potersi sentire libera di chiedere aiuto al prossimo: “Un santuario di fede e di benevolenza. Al suo interno abbiamo tutti gli stessi diritti e gli stessi doveri”, recita la spiegazione dell’opera d’arte. Che, naturalmente, diventa manifesto intorno cui costruire la poetica del film e intorno al quale ruota la quotidianità di Christian, il protagonista, che sperimenterà sulla propria pelle l’ipocrisia che orbita attorno la sua esistenza.
“Ho cercato il più possibile di realizzare un film elegante e per farlo ho sfruttato escamotage retorici e visivi che potessero al tempo stesso ammaliare e divertire lo spettatore” dice ancora il regista.
Accompagnato sulla Croisette dall’attore protagonista e altri componenti del cast, tra cui Elisabeth Moss (è la giornalista con cui Christian stabilisce un legame ambiguo) e Dominic West (il protagonista della serie Tv The Affair, qui artista costretto più volte ad interrompere la conferenza di presentazione della sua opera a causa di un uomo affetto dalla sindrome di Tourette, tra le scene più divertenti dell’intero film).
Valerio Sammarco