Maternità tra pop e rock in Sic

Saremo giovani e bellissimi di Letizia Lamartire in Sic. Primo lungometraggio della regista pugliese che rende la musica protagonista del film al pari dei suoi personaggi. La nostra intervista alla regista e alla protagonista Barbora Bobulova.
Intervista a Barbora Bobulova a cura di Giovanna Barreca
Intervista a Letizia Lamartire a cura di Giovanna Barreca

saremo01
L’unico film italiano alla 33esima Settimana della critica è della giovane regista pugliese Letizia Lamartire, laureatasi al Conservatorio e diplomatasi in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia in Roma. E le sue due grandi passioni convergono nel suo primo lungometraggio perchè Saremo giovani e bellissimi ha la struttura del musical dove le canzoni e dialoghi portano avanti la narrazione.
Al centro del film un intenso rapporto madre-figlio che nella musica trova maggior potenza e in essa troverà anche il modo di evolversi e di liberarsi quando una giovane cantante di musica rock spingerà i due ad un confronto finalmente sano e costruttivo. Il cordone ombelicare da recidere è quello tra Isabella e Bruno, in un certo modo tra Isabella e la musica e poi ne esiste uno da rinsaldare tra Isabella e la madre, persesi di vista quando Isabella era giovane. Proprio questo doppio piano di rapporti, tre generazioni che si incontrano e scontrano rende la storia più appassionante e vera.

Barbora Bolulova, totalmente in parte, è la mamma, musicista di successo negli anni Novanta che, solo grazie alla band formata con il figlio (Alessandro Piavani), continua ad esibirsi in un locale nel ferrarese. La musica riduce le loro distanze facendoli apparire come fratello e una sorella agli spettatori dei loro concerti. La distanza è ulteriormente ridotta dalla fragilità emotiva della donna che canta ancora le canzoni di vent’anni prima e a quel breve successo non vuole dire addio, provando a rimanere legata al mondo della musica in tutti i modi.
Nella nostra intervista scoprirete il lavoro sulla musica compiuto dalla regista con Matteo Buzzanca, i falsi problemi del film, così li definisce la regista e l’uso dei colori per definire i mondi che convivono e poi si scontrano all’interno dell’opera.
Valore aggiunto è lo scoprire, durante l’intervista, che la troupe del film è formata da tutti i colleghi della regista al Centro Sperimentale.

giovanna barreca