Ancora dolore e separazione, in mondi dai confini sfrangiati, in concorso al Festival di Lecce. E’ The Dream and the Silence di Jaime Rosales, una coproduzione franco-spagnola che s’interroga, in un intenso bianco e nero, sul senso della vita e sull’elaborazione del lutto. Una famiglia borghese è scossa da un incidente d’auto. Una delle due figlie perde la vita. Ognuno segue un proprio percorso di elaborazione, che tuttavia annulla completamente le delimitazioni tra le dimensioni ontologiche. Scegliendo un montaggio quasi privo di punteggiature, Rosales sceglie di passare dal reale al “possibile” in continua alternanza, trasformando anzi il flusso audiovisivo in un’unica e inscindibile esperienza in cui i confini non sono nemmeno contemplati. Per giungere a questo, l’autore opera una scelta a sua volta contrastiva, ovvero la messinscena non preordinata, affidandosi all’improvvisazione di attori non professionisti. Con rese sorprendenti, soprattutto da parte della protagonista Yolanda Galocha, che intervenendo alla fine della proiezione ha sorpreso tutti dichiarando per l’appunto il suo destino di “attrice per caso” alla prima esperienza. Se Rosales pecca qua e là, è soprattutto per scelte orgogliosamente elitarie. Anzi, diremmo paradossalmente elitarie, poiché la messinscena di tempi lunghi, fatti di dialoghi piani e quotidiani, quel che di più affine alla vita reale può esistere, finisce per tenere a distanza il pubblico. Ma il ricorso orgoglioso all’inquadratura fissa, ai long take improvvisati e ad avvolgenti piani-sequenza testimoniano comunque un polso registico degno di stima.
Rosales si riallaccia a una tradizione francese da Nouvelle Vague, capace di mantenere piena libertà espressiva col sostegno di una buona industria e di politiche a difesa del cinema nazionale. E’ quel che è emerso dall’incontro con Maya Sansa, membro di giuria a Lecce appena reduce dalla presentazione dei suoi ultimi film proprio in terra francese (v. intervista). Tra le nostre poche attrici attuali che lavorano sia in Italia sia in Francia, Sansa si è detta entusiasta dell’accoglienza oltralpe dei suoi ultimi film italiani, e al contempo ha sottolineato il divario tra la solida industria transalpina e l’Italia, “dove fare cinema si pensa sempre che sia un hobby”. Tra gli eventi speciali della giornata di ieri si ricorda anche la presentazione di Il cuore in mano, i piedi sulla strada di Uli Moller, a cui hanno preso parte anche i Sud Sound System, e l’anteprima di Os-cia… La Bellezza di Tonino Guerra di Cosimo Damiano Damato, documentario sul poeta romagnolo recentemente scomparso.
MASSIMILIANO SCHIAVONI