ROMA, 16 OTTOBRE 2014 – I giusti, vengono chiamati, ovvero gli uomini che durante la seconda guerra mondiale hanno aiutato gli ebrei perseguitati dal nazismo a salvarsi. Ai giusti itlaiani, Oren Jacoby ha dedicato My Italian Secret – The Forgotten Heroes, documentario presentato al Festival del Film di Roma come evento speciale. Il film racconta le peripezie tragiche, avventurose e ingegnose di alcuni italiani che si ribellarono, silenziosamente ma efficacemente, alle leggi razziali e alle deportazioni: da Gino Bartali che trasportava i documenti degli ebrei nascosti nelle chiese del centro Italia, al dottor Borromeo che s’inventò una malattia e un reparto apposito per nascondere i perseguitati, fino alla marchesa Gallo, che sfidò le amicizie fasciste accogliendo decine di ebrei sotto mentite spoglie, tra cui la famiglia Servadio.
Narrato da Isabella Rossellini e nato quasi per caso, sulla scia di un articolo del New York Journal intitolato L’esercito degli Schindler, My Italian Secret racconta queste storie attraverso i sopravvissuti, dal figlio di Bartali, Andrea, che ha custodito per 60 anni il segreto del padre, a Pietro Borromeo, figlio del medico che sfidò i dottori nazisti per giungere a Gaia Servadio, la più piccola della famiglia accolta della marchesa che riuscì a salvarsi anche dopo la disperata fuga del padre, farmacista riconosciuto dal potestà locale. Ne esce fuori un racconto importante, benedetto anche dalla presidenza della repubblica che oggi, prima della proiezione ufficiale, ha consegnato al regista e al festival un messaggio: “Considero saggia l’idea di presentare il film-documentario nella giornata del 16 ottobre, data che ci ricorda la ferita ai valori umani e di civiltà inferta dalla deportazione di ebrei romani nel 1943. Non far dimenticare quella stagione di orrori è indispensabile. Far conoscere con racconti di protagonisti alcune delle coraggiose solidarietà verso le vittime delle persecuzioni naziste è un contributo utile alla consapevolezza della nostra società, e in particolare dei giovani, su quanto avvenne”.
EMANUELE RAUCO