La strada della ripresa per il cinema italiano si fa ancora più impervia. Secondo quanto sancito dal Decreto firmato il 23 gennaio dai Ministri Lorenzo Ornaghi e Corrado Passera le Tv italiane a partire da luglio dovranno reinvestire quote percentuali dei loro introiti in produzione acquisizione o preacquisto di prodtti audiovisivi nazionali. Nel dettaglio, la RAI dovrà reinvestire il 3,6% dei ricavi annui e le altre emittenti il 3,5% degli introiti netti. Mentre l’obbligo di programmazione di opere italiane, per la RAI sarà almeno pari all’1,3% del palinsesto nelle reti non tematiche, e pari al 4% in quelle tematiche, per le altre emittenti tv le percentuali scendono all’1% della programmazione per i palinsesti non tematici e al 3% per quelli tematici.
Gli operatori televisivi sono però schierati contro le “quote Tv“, a partire da Sky che è sempre stata contraria a provvedimenti calati dall’alto specie poi in un momento in cui la redditività dell’industria televisiva è scesa all’1% rispetto al 10% di 10 anni fa. Inoltre, sempre secondo Sky, le quote appaiono anacronistiche dal momento che lo spettatore oggi, con le nuove tecnologie, non segue più un palinsesto televisivo bensì sceglie un singolo programma. Anche Mediaset si oppone alle quote reclamandone per lo meno l’introduzione graduale e chiedendo inoltre di tenere conto del fatto che negli anni passati l’azienda ha investito in prodotti italiani in percentuali maggiori a quelle decise dalle quote.