“Si parte da un punto di vista morale che forse altri trascurano. Io mi sono avvicinato agli abitanti di Amatrice con cautela e rispetto, chiedendo se mi accoglievano. Ho stabilito un rapporto umano con le persone che hanno capito che non volevo speculare ma solo dare una mia testimonanza per il futuro. Un futuro al quale nessuno pensa mai” precisa Gianni Amelio spiegando ai nostri microfoni come ha lavorato per costruire il corto Casa d’altri, un racconto per immagini che fosse alternativo a quello proposto dall’informazione.
E su Amatrice le immagini, dopo quella terribile notte del 23 e il 24 agosto 2016 sono state tante e non sempre l’occhio della telecamera ha evitato la spettacolarizzazione della tragedia.
Amelio, dopo il buon successo di pubblico e di critica ottenuto con La tenerezza, presentato pochi mesi fa nelle sale, sceglie la Mostra del cinema di Venezia (corto presentato Fuori concorso come Evento speciale) per ritornare a dare voce agli abitanti di Amatrice. Una voce che deve restare presente perchè – come ricorda la didascalia finale – la memoria non basta e non si può continuare a pensare e dare la colpa al fato per l’incuria umana.
Lo stato di profondo sradicamento raccontato da occhi che cercano, che vogliono ritrovare sono la verità pura e dolorosa del film e sono tutto ciò che dobbiamo evitare che altri provino in futuro. Invece Ischia è solo l’ennesima dimostrazione che il Paese non impara dagli errori commessi in passato e questi occhi persi rischiano di moltiplicarsi.
Un corto che si sofferma sui volti, sulla ricerca forte di identità perduta degli abitanti che vorrebbero abitare nuovamente nelle loro vecchie strade e tornare a una vita che sembra, invece, tanto lontana.
giovanna barreca