Il 27 gennaio è il Giorno della memoria, ricorrenza internazionale in cui si ricorda la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz e si celebrano le vittime dell’Olocausto e della Shoah, il cinema si mobilita per partecipare al ricordo e se le televisioni sono piene di film a tema, come Schindler’s List, le sale non scherzano con tre film nelle sale italiane. Il primo è Anita B., diretto da Roberto Faenza e in sala dal 16 gennaio, racconta la storia di una sopravvissuta ceca ai campi di concentramento a partire dal romanzo di Edith Bruck; il secondo – nelle sale solo il 27 e il 28 gennaio – è Hannah Arendt, film biografico di Margarethe Von Trotta che ricostruisce la vita della scrittrice e filosofa durante il processo di Norimberga da cui partirà per il saggio La banalità del male.
Ma forse il film più atteso di questa giornata della memoria à L’ultimo degli ingiusti, il documentario di Claude Lanzmann che racconta la storia e la vita di Benjamin Murmelstein, l’ultimo capo del ghetto di Therezin, luogo modello secondo i nazisti ma passaggio per i campi di concentramento, spesso accusato di aver “cooperato” con il Reich. Un film che segue l’importanza di Shoah, dello stesso Lanzmann, il quale in questi giorni è in Italia per presentare il film a studenti, giornalisti e pubblico in occasione dell’uscita nelle sale dal 26 gennaio grazie ad Andrea Cirla. Un evento imperdibile, pieno dell’arguzia anche scomoda del regista e intellettuale, che non ha perso tempo per rimproverare Spielberg e Benigni per il modo in cui hanno spettacolarizzato la memoria dell’olocausto e per tuonare contro Hannah Arendt: “La banalità del male è una delle più colossali idiozie mai concepite”.
EMANUELE RAUCO