Gatlif tra rap, tango e Nabucco

Tony Gatlif mette tutta la potenza drammaturgica di Exils - il suo film più riuscito - anche in Geronimo, presentato in Séance spécial a Cannes 2014.

Rap, tango, classica con il Nabucco. Oltre alle sintonie gitane, Tony Gatlif in Geronimo, presentato in Séance Spéciale al Festival di Cannes, sposa l’elemento cinema con quello musica che non è mai complementare ma scorre in parallelo al gioco di immagini e vi si compenetra perfettamente; diversi stili per raccontare le fasi di intensa gioia, tensione e dolore presenti nell’opera. Il nome di un’indiana d’America, Genonimo (Céline Salette), per un’educatrice di frontiera che cercherà di mettere pace tra Capuleti e Montecchi dei nostri tempi in un quartiere di periferia nel Sud della Francia. La giovane donna protegge alcuni adolescenti e cerca di placare le tensioni anche se – quando Ali non sposa l’uomo turco scelto dalla famiglia ma fugge con l’amato zingaro Lucky – la situazione diventa drammatica e difficilmente gestibile.
Come racconta il raggiante regista algerino, che a Cannes vince nel 2004 come miglior regista per Exils, la storia prende spunto dalla figura di un educatore, oggi 85enne, che lo aiutà al suo arrivo nel Paese e ha come protagonista una donna perchè: “Quando ho visto Céline Salette, ho capito che sarebbe stata lei la mia protagonista; ha trent’anni ma una maturità che sue colleghe non hanno. Le ho poi scritto una lettera per spiegarle com’era nato nella mia testa il personaggio”. La macchina da presa resta sulla donna come una spia, pronta a carpirne le più piccole emozioni. Si sposta solo quando deve raccontare tutto il controcampo formato da una pluralità pronta a giocare con la vita e la morte come se si trattasse di una danza tra seduzione e voglia di vendetta. Difficile da dimenticare lo lotta con i coltelli al ritmo del Nabucco di Verdi tra i due capi delle fazioni in contrasto.

GIOVANNA BARRECA