Prima dell’Auditorium romano sul quale sfilerà al festival di Roma, Alessandro Gassman ha scelto il cinema Ariston di Mantova per presentare le prime immagini del suo esordio alla regia, Razza bastarda, nell’ambito degli Incontri del cinema d’essai FICE. Il film parte dalla pièce teatrale Roman e il suo cucciolo che Gassman ha portato sui palchi per tre stagioni: “Ho scelto di farne un film dopo il successo a teatro e perché ero stuzzicato dall’idea che questa opera, che in originale era ambientata tra gli immigrati cubani a New York, l’avesse scelta nell’84 Robert De Niro“. Il regista, anche interprete della pellicola, ha spostato il contesto nella società italiana contemporanea e nella comunità rumena, riflettendo sul degrado, ma anche sulla possibilità affettiva, di un rapporto tra padre e figlio nella periferia metropolitana.
“La mia speranza è che si possano fare dei passi avanti forti sui temi dell’integrazione e dedico il mio film ai figli degli immigrati che, pur nati in Italia, non hanno alcun diritto”, dice Gassman riferendosi alla questione dello ius soli che in Italia sembra quasi un tabù. Come l’uso del bianco e nero contrastatissimo con cui il film è girato, una scelta estetica, ma quasi morale, in perfetta sintonia con una commedia – perché questo è Razza bastarda nonostante le apparenze – dura e spesso cattiva.