La locandina della quinta edizione del festival veneziano è di Igort Tuveri. L’opera è la copertina del volume Sinfonia Bombay editato nel 2013 e che riunisce in un unico volume il fumetto uscito a puntate nel 1983. A trent’anni esatti di distanza la storia di una danzatrice dalla bellezza leggendaria rapita e segregata da un mercante di spezie e del giovane Helios che dovrà ritrovarla inseguendola tra India, Turchia e Russia, ha un suo fascino dato dalla rivisitazione compiuta dall’artista e dall’uso di un colore deciso. Inoltre è una delle prime storie che indaga il mistero femminile e ha una vera e propria eroina protagonista, in un mondo al maschile.
Dalla storia della locandina, Davide Giurlando ha guidato la conversazione col fumettisca sardo. Un incontro con un artista che attinge dal reale per creare i suoi disegni, che “nel privilegio della miseria” – così definisce il fumetto perchè a differenza del cinema, non ha bisogno di un apparato per prendere vita ma solo di una matita e di un foglio- ha trovato il suo modo per raccontare la contemporaneità. Ha ricordato agli studenti presenti insiema al pubblico, l’importanza del “come guardare alla storia che si vuole raccontare”, ancor prima di passare al disegno. Ha raccontato del suo viaggio nell’Est Europa sulle orme di Checov che invece gli ha regalati incontri straordinari come quello con la giornalista-scrittrice Anna Politkovskaya che lo affascinava. “Non mi sono mai spiegato come una donna con due figli non avesse paura, non abbia mai fatto un passo indietro” confessa ancora emozionato in sala. Motiva poi il soggiorno durato non i pochi mesi preventivati ma oltre due anni perchè una storia ha bisogno di respirare con determinati luoghi prima di essere scritta e mentre l’artista ne parla scorrono sullo schermo i Quaderni Ucraini e i Quaderni Russi, frutto di quel ‘respiro” (Rispettivamente vincitori del “Premio speciale della giuria” e di “Libro dell’anno” al Napoli Comico 2012).
Poi scherzando confessa che probabilmente non lavorerà alla trasposizione di 5 è un numero perfetto perchè non sopporta le lunghe sessioni di discussioni con i registi e tecnici. Prima delle tante domande del pubblico ritorna sull’importanza della storia nelle graphic novel che egli stesso ha aiutato a diffondersi nel nostro Paese, ridefinendone anche il linguaggio.E non manca un amaro commento politico-sociale sulla vacuità nella quale inconsciamente ci stiamo cullando.
GIOVANNA BARRECA