“Attraverso l’utilizzo di un meccanismo narrativo diretto, emotivamente chiaro, che non ha paura di mostrarsi nella sua autentica natura, e con un linguaggio figlio di un cinema, un tempo popolare, ora quasi dimenticato. Un cinema fatto di personaggi, in cui tutti gli elementi espressivi che mi hanno fatto innamorare dello schermo quando ero adolescente, sono vivi in un unico corpo. Le solitudini, il sentimento di rivalsa, i perdenti, l’amore, la follia, il melodramma, l’utilizzo della colonna sonora come elemento protagonista. Tutti fattori preposti ad un’intensità narrativa ariosa, rapida, avvincente, amara, ironica, avventurosa e dolorosa al tempo stesso” dichiara nelle note di regia Bonifacio Angius per definire tutti gli elementi che hanno portato alla scrittura e alla messa in scena di Ovunque proteggimi, presentato in anteprima mondiale al Torino Film festival e nelle sale dal 29 novembre.
Il film è la storia dell’incontro di Alessandro e Francesca, a disagio con le regole e le consuetudini del mondo. Non trovano un luogo fisico e soprattutto mentale dove star bene e per un po’ sceglieranno di rifugiarsi uno nelle braccia dell’altra, anche se non in termini strettemente amorosi ma più per un bisogno di protezione reciproca dal resto dell’umanità che li circonda. A un certo punto, in una chiesa vediamo la soggettiva di Francesca che guarda Alessandro, trasformato per alcuni istanti nel suo angelo alato, del quale capisce di aver profondamente bisogno, in una vita che sente come un’enorme bugia dalla quale fuggire insieme al figlio strappatole dai servizi sociale e che farà di tutto per poter riportare accanto a sè.
L’emotività esasperata dei protagonisti arriva dai movimenti della macchina che ricercano i loro volti, che li mostra spesso sperduti nella calura dell’estate sarda dove le distese della campagna arsa dal sole sembrano raccontare il profondo senso di appartenere a qualcosa e a qualcuno dei personaggi, in cerca per tutto il viaggio che compiono insieme.
La nostra intervista ha inizio con la defizione del regista di film anarchico legata allo spirito dei personaggi, alla visione positiva, inconsapevole e non certamente soffersiva e termina con alcune curiosità sulle scelte registiche.
Prodotto da Andrea Paris e Matteo Rovere per Ascent Film con Rai Cinema, gode del contributo di Mibac e Regione e del sostegno della Fondazione Sardegna Film Commission.
giovanna barreca