– Non fanno altro che dirmi quanto stia peggiorando. Ma io mi sento molto meglio
– Non capiscono niente.
– Sono solo interessati al corpo
– Ma noi guariamo la tua anima e loro in questo non possono aiutarti
– In che senso la mia anima?
– Il tuo io interiore
– E non il mio corpo?
– Pensavo curassi anche quello…
– Certo, quando curiamo l’io interiore…
– Non possiamo più agire sul corpo se è in decadimento
– Ma possiamo curare la tua anima per le prossime vite
– Ma io ho bisogno di vivere adesso! Ho un marito, una figlia, dei pazienti!
– Non voglio delle altre vite. Voglio questa
– Non arrenderti adesso
– Faccio quello che mi pare. Morirò comunque, no?
– Puoi morire preparata
– Preparata? Per cosa?
– Pensavo che mi aiutaste!
– No, Vlasta
Cure a domicilio sa lavorare su diversi registi, passando dalla commedia alla tragedia, al surreale con una sottile vena ironica/umoristica, cifra stilistica dell’opera prima del ceco Slávek Horák, assistente alla regia di Jan Sverak per Kolja, vincitore del premio Oscar come miglior film straniero.
Nella clip messa a disposizione da Lab80 che distribuità il film nelle sale italiane dal 26 ottobre, uno dei momenti più intensi perchè la protagonista Vlasta, donna di mezza età nata e cresciuta in un piccolo realtà di provincia, è intorno ad un albero durante un rito di purificazione della sua anima e prende coscienza vera dell’evolversi della sua malattia. Fino a quel momento aveva pensato che il processo di guarigione che aveva intrapreso avrebbe sconfitto anche la malattia e invece era soprattutto un modo per rimettere se stessa al centro della sua stessa vita, dopo un’esistenza passata ad occuparsi della famiglia e dei suoi pazienti che continua a voler curare al loro domicilio, nonostante le difficoltà e i malumori dei colleghi.
Negli intenti del regista, anche sceneggiatore:”un film sincero su temi universali su cui le persone abitualmente esitano a confrontarsi, in questo casi quelli della compassione e della morte. Volevo infondere umorismo nel dramma, per raccontare una storia che ricorda agli spettatori la loro mortalità, per far meglio apprezzare le persone che amano e anche per ricordare loro di prendersi cura di se stessi. Ho scelto di mettere in scena l’avventura della scoperta di sé con un intreccio particolare, in cui dramma e commedia si bilanciano tra loro. La sfida più grande era riuscire a realizzare un film vivo, con un cuore pulsante”.
giovanna barreca