“Attraverso la metafora del viaggio catartico questo film appartiene veramente alla gente, è fatto con la gente piuttosto che su di essa. Trasformando indimenticabili momenti di narrazione e recitazione in un cinema eccentrico, l’autore ci riporta al sentimento profondo dell’ascolto, della capacità di aprirsi e rispondere con i nostri corpi alle esperienze, alle fragilità, alle follie , alle gioie e alla bellezza intrinseca di ogni essere umano”. Con tale motivazione, al Festival dei Popoli 2013, la giuria composta da Pieter van Huystee (produttore olandese), Cinta Pelejà (co-direttrice di DocLisboa) e J. P. Sniadecki (regista statunitense) ha assegnato il premio come miglior documentario internazionale a Per Ulisse di Giovanni Cioni. Il regista ha raccontato una realtà di Firenze, il centro di socializzazione “Progetto Ponterosso”. Ma come lo stesso autore spiega nella nostra intervista e com’è stato sottolineato dalla giuria, Cioni non è entrato nella comunità creata da Stefano Sarri per realizzare una serie di interviste a uomini e donne che hanno vissuto il dramma della tossicodipendenza, il carcere, i centri di igiene mentale. No, in maniera anche ludica – utilizzando la metafora di Ulisse, “l’aspettare che il mare ci riporti tutti a casa” – ci racconta il viaggio e, come uno sguardo sia in grado di incontrarne un altro. “Ulisse lo scomparso, in preda a mostri e sirene, torna dal paese dei morti. Il suo nome è nessuno, è lo sconosciuto che si racconta” spiegano le note di regia per aiutarci a capire l’approccio utilizzato.
L’autore che si mette in gioco in prima persona, raccontando con i suoi protagonisti, riesce anche nell’intento di farci vivere un viaggio percettivo dove il suono molto spesso ci aiuta ad “ascoltare” le immagini.
Il film era stato presentato in forma di work in progress durante la passata edizione del Festival dei Popoli dopo che Giovanni Cioni già da 5 anni vi lavorava. Presentato in prima mondiale al Festival Visions du Réel di Nyon è arrivato ai Popoli in anteprima nazionale.