Una delle sezioni del festival che quest’anno poteva annoverare nomi di grandi autori e opere che non avrebbero per nulla sfigurato se inserite nel concorso ha premiato con il riconoscimento più importante Rams di Grímur Hákonarson che anche in sala durante tutte le diverse proiezioni ha raccolto diversi consensi.
Dei 19 film con 4 opere prime la presidentessa Isabella Rossellini con le registe Nadine Labaki e Haifaa al-Mansour, il regista Panos H. Koutras e l’attore francese Tahar Rahim hanno riconosciuto al film sicuramente il suo essere legato ad una storia semplice, quasi ancestrale (un odio tra fratelli) che non punta sull’aspetto drammatico ma privilegia un taglio profondamente ironico e momenti, come per es. quando un fratello carica l’altro sul trattore e usa la pala per trasportarlo in ospedale, che sanno mantenere la tensione e unire dramma e comicità nel gioco di pochi fotogrammi. Un opera fatta di poche parole che i protagonisti si scambiano quando non si sparano contro o rubano cose dove viene privilegiato il rapporto con gli animali in un rapporto di stretta condivisione degli spazi fatti di steppe aride, due case vicine e isolate da tutto il resto, lunghe strade e cielo perennemente grigio.
Premio miglior regia: Kishibe no tabi di Kiyoshi Kurosawa
Premio Un certain talent: Comoara di Corneliu Poromboiu
Premio del futuro: Masaan di Neeraj Ghaywan e Nahid di Ida Panahandeh.
giovanna barreca