Si è tenuta oggi, 6 settembre, nella Sala degli stucchi dell’Hotel Excelsior di Venezia, la seconda edizione del convegno Banche e cinema organizzato da ABI per fare il punto all’interno del Venice Film Market, sul rapporto tra gli istituti di credito e l’industria cinematografica. Rispetto all’edizione dello scorso anno, l’incontro si è mosso su prospettive differenti, quasi opposte: se nel 2011, il botteghino poteva vantare incassi imponenti e il prodotto italiano quote di mercato per primeggiare in Europa, quest’anno oltre al calo dei biglietti venduti, la primavera ha portato un crollo anche della quantità di prodotto, il che ha reso la situazione ancor più delicata.
Ovviamente, molto si è puntato sul meccanismo del tax credit esterno, ossia il coinvolgimento d’imprese non di settore nella produzione, e sul fondo di garanzia. Ma come ha sottolineato Mario La Torre, Professore Ordinario di Economia degli intermediari finanziari, l’accesso a queste forme di finanziamento – che vedono le banche al primo posto, come nota Nicola Borrelli, direttore generale per il cinema del MIBAC – è garantito ai prodotti già finanziabili, come produzioni dalla forte struttura economica o che per tipo di prodotto non hanno rischi e prevedono grandi profitti. Gli fa eco Angelo Barbagallo, presidente dei produttori ANICA, che sottolinea come il vero nocciolo del problema stia nelle riforme, soprattutto del sistema televisivo e nel sostegno delle piccole sale da digitalizzare e del piccolo cinema da esportare e diffondere.
D’altronde, sottolinea Riccardo Tozzi, moderatore dell’incontro, il vero orizzonte per rinnovare la situazione è l’internazionalizzazione delle produzioni e delle vendite e il riassetto degli introiti, che per carenze strutturali – di sale, vendita diritti televisivi, home video – impedisce al film italiano di guadagnare quanto potrebbe. Si stima infatti che a parità di qualità e tipologia, un film francese incassi anche più del doppio in patria di uno italiano. Elementi da valutare se si vuole andare oltre alle buone intenzioni del “fare sistema”, per non dover ripetere le stesse cose l’anno prossimo.