“Musica a palla nelle orecchie, Luke canta contro il vento, contro il cielo. La banchisa ghiacciata è davanti a lui, un’infinità di piste che seguono le insenature della costa. La bussola, le carte, la meta, c’è tutto. Guarda complice Nanuk: ‘Ce la facciamo, vero!’ Sì, ce la faranno, ne è sicuro!” sono le parole della quarta di copertina del romanzo di Brando Quilici che ci introducono nell’avventura straordinaria di un bambino, orfano di padre che cerca di riportare alla sua mamma un piccolo orso bianco. Soli entrambi, alla ricerca di un’appartenenza familiare e del loro ambiente naturale. Quilici, affidando la regia a Roger Spottiswoode e ritagliandosi la possibilità di girare le riprese nell’Artico, dal suo libro ha visto nascere una trasposizione filmica che sicuramente coinvolgerà molto un pubblico di piccolissimi. C’è il viaggio dell’eroe classico col piccolo Luke Mercier orfano, poco capito da mamma e sorella, introverso che trova un cucciolo d’orso strappato alla madre dalla polizia. Nell’orso troverà un amico da proteggere e difendere. Gli ostacoli che affronteranno insieme, una volta spersi in un natura che sembra spesso sovrastarli con la sua grandiosità e crudeltà, aiuterà entrambi a crescere, a cambiare e, alla fine, a risolvere tutti i loro problemi iniziali e recuperare un’unione familiare forte.
Durante la nostra intervista i registi ci hanno raccontato delle difficoltà oggettive nel girare in zone estreme, dello splendido rapporto simbiotico che si è creato da subito tra l’attore Dakota Goyo e il cucciolo d’orso nei 35 giorni di riprese effettuate. Tutti elementi che sicuramente hanno giovato al film rendendolo ancora più coinvolgere per i bambini ma lo stile narrativo ormai desueto per gli standard odierni e tante piccole ingenuità linguistiche (in proiezione stampa sottolineate da risate fragorose), unite a immagini che spesso per la diversa risuluzione ci sono apparse poco assimilabili, sicuramente renderanno gli adulti accompagnatori e poco spettatori appassionati.
giovanna barreca