Sinossi. Le parole di Sergii, un maniscalco di un piccolo paese nei dintorni di Kiev, rivelano la cultura misteriosa e poco conosciuta di un paese caratterizzato da dinamiche complesse: l’Ucraina. Immagini rurali, misticismo, saggezza quotidiana, rendono il documentario un mezzo attraverso il quale lo spettatore riesce a immaginare lo spirito di un paese spaccato a metà tra il coinvolgimento in una guerra senza fine e uno stile di vita estremamente tranquillo.
Il fabbro Sergii – dallo sguardo quieto e dai pensieri profondi con citazioni alte (Aristotele su tutti) – viene osservato dalla macchina attenta che sa muoversi nel piccolo spazio della sua bottega accogliente e non troppo claustrofobica per lo spettatore, grazie ad un uso attento della luce, che coglie la passione di ogni gesto, la partecipazione e la passione che accompagna le parole e i gesti dell’uomo. Il suono dei colpi sul ferro rovente ha una sua musicalità, in perfetta armonia con i suoni della natura che lo circondano e con un canto popolare, anch’esso pronto a risuonare in una modesta locanda dai colori caldi e dagli oggetti poveri. Poi la maccchina da presa indugia sugli animali e le case viste dall’esterno e tutto sembra vivere di una sua serenità e pace. L’accentuare tutti questi aspetti poi rende ancora più drammatico il cambio di scena e il passaggio da campi medi e primi piani, ai campi lunghi che fotografano la capitale Kiev e la chiesa dove ha luogo il funerale di un soldato. Un ribaltamente del quadro di uno stesso paese ferito dalla morte da una parte e dalla mancanza di ascolto, dall’isolamento dall’altra è al centro della narrazione di The blacksmith (il fabbro) di Ivan Andrianov e Nina Gudme, in concorso internazionale al Ca’Foscari Short film festival.
Ai nostri microfoni la regista ci racconta soprattutto l’affascinazione immediata per il personaggio che si sposava perfettamente con la sua volontà di raccontare le contraddizioni di un paese come l’Ucraina, tanto affascinante ma allo stesso tempo incapace di agire per un reale cambiamento.
Il corto è stato realizzato come film di laurea presso la University Babelsberg Konrad Wolf dove i due studenti (Ivan ucraino e Nina brasiliana) si sono conosciuti e hanno deciso di collaborare.
giovanna barreca