Nella terra dei fuochi ci sono coloro che accettano la logica criminale e diventano corresponsabili del veleno che inquina la terra e le loro coscienze e chi, invece, lotta contro poteri criminali forti che intimidiscono, uccidono, isolano.
In Veleno di Diego Olivares, film di chiusura della 32esima Settimana Internazionale della critica c’è una storia vera raccontata attraverso la finziona filmica. C’è la volontà di restituire la disperazione e la forza soprattutto di Cosimo e Rosaria che vivono tra Napoli e Caserta e non vogliono vendere alla criminalità la terra ereditata per farne un ampliamento della discarica di rifiuti tossici adiacente. Un luogo che vuole rimanere vergine quando tutto intorno l’acqua uccide, i frutti della terra uccidono e molti cedono. Ezio, il fratello di Cosimo, per esempio accetta di piegarsi alle logiche criminali e per cinque mila euro a viaggio, interra veleno, inquina falde acquifere.
Olivares sceglie una macchina da presa vicina ai corpi che lentamente, lascia spazio a campi lunghi che raccontano anche il dramma della terra, in un orizzonte chiuso per uomini e donne senza futuro, senza speranza. Una coralità di anime che da forza e sostanza al racconto.
Arcangelo Pagano, Cosimo nella finzione filmica, era il cognato del produttore Gaetano di Vaio che ha fortemente voluto che questa storia arrivasse sul grande schermo.
Il film sarà nelle sale dal 14 settembre.
giovanna barreca