“Volevo trasmettere l’amore che ho verso questo artista, verso i suoi film e darne prova attraverso il documentario” rivela Louis Black ai nostri microfoni parlandoci di Richard Linklater: dream is destiny, presentato alla Festa del cinema di Roma nella sezione ufficiale e in sala dal 26 ottobre. Documentario che riesce a superare gli intenti del regista perchè, per chi ama il regista texano, è uno straordinario modo per ripercorrere la sua carriera e in un certo modo re-innamorarsi dei suoi film perchè ne svela dettagli inediti, perchè è lo stesso Linklater a parlarne ancora con amore, nonostante ogni suo film (17 ad oggi) sia stata una scommessa, un rischio, come ogni opera che vuole rimanere indipendente.
Black non nasce regista ma fondatore della rivista The austin chronicle e in tale veste iniziò a dialogare e poi a diventare amico di Richard Linklater. Dal loro scambio intellettuale, durato oltre trent’anni e che ha portato alla registrazione di diverse interviste, è nato il documentario, co-diretto con Karen Bernstein, regista di Producing Light e Are the kids alright?, entrambi vincitori agli Emmy Awards.
“Dream is destiny” è, secondo Black, il modo del regista indipendente di girare i film, “il senso della sua vita” che arriva a coinvolgere il suo pubblico che vive ogni visione come parte di un percorso che lo coinvolge in prima persona.
Linklater ama raccontare il passare del tempo e portare gli spettatori ad amare quella dilatazione sulla quale inventa una costruzione filmica sempre appassionata, realistica, vera. Ne sono esempi l’amata trilogia iniziata con Before sunrise-prima dell’alba (1994) che racconta l’incontro in treno e poi l’amore tra Jesse e Céline giovani ragazzi, proseguita poi con Before sunset-prima del tramonto(2004) con gli stessi protagonisti (Ethan Hawke e Julie Delpy) ormai adulti e conclusa con Before midnight (2013) dove, in età matura, lascia più tempo alla riflessione e alla riconciliazione tra i due ex-ragazzi, innamorati per un’intera vita. Altro tempo è quello di Boyhood, racconto a tappe della crescita reale di un bambino fino al passaggio all’età adulta. Operazione unica nel suo genere e che, partita dall’Orso d’argento al Festival di Berlino, è arrivata fino alla notte degli Oscar senza poi conquistare la statuetta (andata a Inarritu).
Come ci rivela Back e come scoprirete vedendo il documentario per Linklater il segreto del suo cinema è vivere ogni film come “l’esperienza di una comunità, sentire l’impatto su di essa. Il cinema è un qualcosa che crea comunità”.
giovanna barreca