La “non scelta” dei sentimenti
27/03/09 – Sintomatico, sembra l`aggettivo più calzante per Two Lovers, che segna il passaggio del regista James Gray (I Padroni della notte) a un genere molto più pacato e intimo dell`action. Non bisogna farsi fuorviare dal titolo romanticheggiante: il film non è certo la tipica love story hollywoodiana, per quanto la patologia che lo contraddistingue risalga comunque all`incapacità del cinema contemporaneo di parlare di sentimenti, senza essere attratto nei campi magnetici opposti del mieloso o dello pseudo-autoriale ombroso e patetico. Difetto, quest`ultimo, da cui solitamente si lasciano volentieri attrarre le produzioni europee, ma anche le americane che giocano alla rivisitazione colta dei classici. Un pizzico di lirica, una spruzzatina di Dostoevskij e tutti (da Match Point a Two Lovers) pensano di aver riscoperto la grande tradizione drammatica occidentale. Peccato che non basti trasferire l`ambientazione nelle metropoli postmoderne per ricalcare i classici e la loro capacità di andare fino in fondo all`animo umano, di coglierne quella magnifica e tragica contraddittorietà che rende le sue pene invariate nei secoli. Nel film di Gray, in particolare, la sobrietà si traduce in apatia e la profondità in psicologismo, mentre lo stile punta solo al ripudio snobistico del mèlo.
Ispirandosi apertamente a Le notti bianche dello scrittore russo, Two Lovers si trasferisce nel contesto medio borghese di Brooklyn, ex quartiere malfamato che guarda verso Manhattan. Lì un giovane con tendenze suicide si trova a dover scegliere non solo tra due donne (la fidanzatina perfetta e una tossica di alto borgo, mantenuta dal suo amante-manager-sposato-con-famiglia), ma tra due tipi di vita inconciliabili: l`arte e il posto fisso nella ditta di famiglia. Nel canovaccio, è subito riconoscibile un dramma borghese dei più usurati, sulla falsa riga di tanti romanzi di inizio `900. Il personaggio di Joaquin Phoenix assume i tipici tratti dell`inetto, figura tragica e patetica che rifiuta la falsa coscienza del suo gruppo sociale, rincorrendo con tormento passioni sempre inarrivabili a causa dell`intimo legame con le proprie origini agiate. Fin qui tutto bene, se non fosse che di questo mondo interiore Gray non dà traccia se non nelle parole. L`ossessione e la dolorosa consapevolezza della propria ripugnante natura si traducono in non meglio specificati istinti suicidi, tra l`altro spiegati attraverso una vaghissima storia d`amore precedente.
I tumulti dell`anima rimangono schiacciati sotto una regia fin troppo composta, che concentra i suoi sforzi nella non facile impresa di trasformare l`aristocratica Paltrow in oggetto irrefrenabile di desiderio. Il dramma si consuma in modo così invisibile da rasentare l`indifferenza totale, e ciò non sembra affatto una scelta consapevole quanto una banalizzazione. Il protagonista non è incapace di scegliere tra le sue opzioni: semplicemente tiene i piedi in due staffe, senza sentire il peso dell`ambiguità . Ne risulta una figura umana (involontariamente) insulsa, summa perfetta di un`altrettanto evidente non scelta della messa in scena, che volendo spacciarsi per sofisticata butta via il bambino con l`acqua sporca: uccide il mèlo senza riuscire a salvare il dramma. La tensione del racconto si smorza sotto una quantità di aspettative tradite, frustrate dal rifiuto del conflitto aperto e straziante intorno a cui si dovrebbe muovere il personaggio di Phoenix, che invece mostra sostanziale apatia rispetto alla scelte fondamentali della propria vita. C`è da chiedersi perchè mai lo spettatore dovrebbe comportarsi diversamente, visto che la regia tende alla sparizione, senza suggerire un punto di vista alternativo e più interessante sulle vicende del suo protagonista.
(LAURA CROCE)
Titolo originale: Two lovers
Produzione: U.S.A 2008
Regia:James Gray
Cast: Gwyneth Paltrow, Joaquin Phoenix, Vinessa Shaw, Isabella Rossellini, Elias Koteas
Durata: 100′
Genere: drammatico
Distribuzione: Bim
Data di uscita: 27 marzo 2009