Sguardi sonori – I gatti persiani
L’orgoglio di una terra resa muta nella colonna sonora del film più rock del cinema iraniano
(Rubrica a cura di Emanuele Rauco)
12/05/10 – I gatti persiani di Bahman Ghobadi è uno dei film più sorprendenti e vitali dell’anno: una ricognizione nella città cuore della ribellione iraniana, Teheran, attraverso la musica, la forma più sotterranea di rivoluzione e sovversione di una tirannia, e soprattutto attraverso i gruppi indipendenti, rock e pop che osteggiano la cultura tradizionale.
Ghobadi, musicista anch’egli come si vede nel prologo del film, costruisce tutto proprio sui gruppi, le band, i musicisti che incontra, col pretesto di due ragazzi intenti a formare un complesso da far uscire dal Paese per suonare in un concorso inglese: e attraverso le esibizioni dei veri gruppi e cantanti mette in scena in modo diverso la realtà dell’Iran. E’ proprio questa discesa in un mondo sotterraneo e vibrante che rende imperdibile il film e la sua colonna sonora. Perché i mini-videoclip, ognuno dei quali affronta un tema e una visione diversa della città, spaziano a 360° anche nella musica underground, davvero clandestina in Iran: dal pop indie e dal sapore britannico dei Take It Easy Hospital, la band protagonista del film e di quattro brani principali, alla ballata latina di Rana Fahran con Maste e Esgh, dall’hip hop classico di Hichkas con Ekhtelaf al pop acustico di Ash Koosha con Chasing the Sun, dal rock duro di The Free Keys con Dreaming fino alla rivisitazione della musica folk in chiave di rock progressivo di Hamed Seyed Javadi con Fekr.
Un viaggio davvero mozzafiato, in una realtà sconosciuta e poco immaginabile in cui musica e cinema arrivano quasi a una sola forma di linguaggio; e soprattutto a un unico obiettivo, quello di supportare la causa della libertà del popolo iraniano.