Il gioiellino: è ancora elettronico il sodalizio tra Toni Servillo e Teho Teardo
(Rubrica a cura di Emanuele Rauco)
23/03/11 – C’è una triade che scorre come un fiume carsico il cinema italiano degli anni ’00 ed è quella composta da Nicola Giuliano, produttore a capo dell’Indigo Film, l’attore Toni Servillo e il musicista Teho Teardo: da Le conseguenze dell’amore di Sorrentino a Gorbaciof di Incerti i tre camminano di pari passo, come elementi di un preciso e durevole progetto estetico. Che si ripete col nuovo film di Andrea Molaioli, Il gioiellino.
Teardo, nel musicare la parafrasi del crac Parmalat, prosegue la sua ricerca compositiva a cavallo tra avanguardia, musica elettronica e soluzioni cameristiche, ampliando sempre più lo spazio verso l’interazione e maturando un respiro compositivo che non punti solo sullo straniamento e il contrasto (come nel Divo di Sorrentino), ma sull’impatto complessivo. La partitura si apre con Day One che esplora proprio questa interazione fatta di violino e strumenti a corda “rimasterizzati” dall’elettronica e prosegue con The And che rende più esplicito ritmicamente il metodo grazie a una maggiore malinconie di fondo. E come in quasi tutti i film di questo sodalizio, Teardo pare seguire l’andamento di Servillo, il suo personaggio, i suoi movimenti: il movimento ripetuto (un po’ à la Petri) di If You Die, You Die, l’atmosfera sussurrata di I’m Gonna Live Anyhow Until I Die, il fare sornione di Drifting, il pop ironico di Al contrario. Coronano il tutto quattro brani non originali, tra cui spicca Useless dei Depeche Mode remixata da Kruder e Dorfmeister.
Uno score sicuramente più classico, composto rispetto alle altre prove del compositore, ma anche un indizio evidente della complessa maturazione di un’artista che sa quando farsi da parte non mangiarsi la scena. Come fa a volte lo stesso Servillo, ma non in questo film.