Sguardi sonori Bastardi senza gloria
Le atmosfere decostruite del genio Tarantino
(Rubrica a cura di Emanuele Rauco)
28/10/09 – Se volete una garanzia parlando di colonne sonore e musica per film un solo nome può venirci in mente, quello di Quentin Tarantino. Nome che risplende sia come regista sia come costruttore di compilation musicali indimenticabili con le quali dare senso e profondità ai suoi film; come nellennesimo straordinario caso di “Inglorious Basterds”. Come in altre sue pellicole, il regista ha curato personalmente la selezione dei brani, non cercando mai (quasi più che con le immagini) una chiave naturalistica o di accompagno, ma iperrealistica. L’obiettivo era quello di esaltare la forza delle scene, e del suo cinema, attraverso scelte musicali complesse e coerenti, in cui frammenti di un universo sonoro (e visivo, essendo spesso brani di altre colonne sonore) si ricompongono nellimmaginario genuino e autonomo di Quentin. Se la presenza di molti riferimenti allo spaghetti western (in quello che è stato definito un macaroni-combat) sembrano naturali visto lo spirito della pellicola che non a caso si apre come “Gli Spietati” di Clint Eastwood come spiegare altrimenti la presenza di brani funky, Slaughter di Billy Preston, o rock, Cat People di David Bowie, in una storia ambientata sotto lepoca nazista? Ma soprattutto, quello di tarantino sembra un ulteriore omaggio a un periodo del cinema italiano in cui si riusciva a creare icone, anche musicalmente, come dimostrano il tema di “Un Dollaro Bucato” o i quattro brani di Ennio Morricone, tra cui spicca la straordinaria Rabbia e Tarantella, tratta da “Allonsanfan” dei Taviani, a chiusura del film.
Un altro lavoro di grande impatto emotivo, che dimostra il gusto e la cultura musicale di un poliedrico autore e la sua grande, modernissima capacità di costruire universi attraverso gli elementi basilari del cinema, tra i quali paradossalmente cè anche la musica.