In concorsa al 5° festival internazionale del film di Roma
(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca)
Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti del film Una vita tranquilla:
05/11/10 – Un’implosione. Il soffocare la rabbia e ricominciare a vivere altrove in un ambiente dalla serenità inreale, dove nulla sembra poter turbare la quotidianità disarmante e assoluta. Toni Servillo è Rosario Russo, un uomo di circa 50 anni che vive in Germania, parla tedesco, è sposato con una bellissima donna bionda, ha un figlio piccolo e gestisce un ristorante-albergo dove offre specialità italiane. Vita tranquilla, serenità solo apparente perché basta uno sguardo dalla finestra del suo locale per cancellare in un istante la sua vita ricostruita in 20 anni di atroci sofferenze e rinunce. Fuori, nel suo giardino c’è il figlio ventenne abbandonato a Napoli quando aveva deciso di smettere di delinquere, essere un camorrista casertano feroce e sanguinario.
Giocato come un thriller noir, quasi psicologico, avvalendosi di una sceneggiatura ferrea – Premio Solinas storie per il cinema 2003 – seguita con scrupolosità da tutto il cast, il film è la miglior opera di finzione italiana vista al festival del cinema di Roma. Ottimo copione in mano ad un Toni Servillo che regge tutto il film con una delle magistrali interpretazioni alle quali ci ha abituati in questi anni. Abbiamo parlato di implosione all’inizio di quest’analisi perché il suo viso, la sua aria apparentemente tranquilla ci trasmettono questo stato per tutto il film. Anche alla fine quando sale su un altro pullman. Quest’aspetto è davvero sconvolgente. Tutto questo rende il film diverso e emozionalmente convolgente. Cupellini, mescola la descrizione di un ambiente rarefatto, l’atmosfera volutamente sospesa e il trauma umano dell’impossibilità di scegliere. Uno sguardo nuovo e fresco il suo che il nostro cinema deve ritrovare in tantissimi suoi autori, per poter davvero tornare a parlare del nostro paese in maniera onesta.