Da “Superman” a “Dylan Dog: Dead of Night”, Brandon Routh continua a non convincere
(Dal nostro inviato Alessandro Aniballi)
03/11/10 – Forse un poco discutibile sul piano della cinefilia ma finora produttiva come risposta di pubblico è stata la tradizione del Festival di Roma di mostrare delle anteprime di quel che si potrebbero definire blockbuster americani. Se nelle scorse edizioni però il successo aveva addirittura superato ogni aspettativa grazie al richiamo della saga di Twilight, quest’anno, al 5° festival internazionale del film di Roma si son visti prima degli spezzoni di Tron: Legacy e poi i primi venti minuti di Dylan Dog: Dead of Night e in entrambe le occasioni non vi è stato un riscontro così positivo da parte del pubblico.
Ma visto che si era lì anche per giudicare dal punto di vista critico quei primi venti minuti che portano al cinema il personaggio ideato da Tiziano Sclavi, si deve ammettere che si teme il fallimento. Innanzitutto, in Dylan Dog: Dead of Night (quantomeno in quel che è stato possibile vedere) latitano tre elementi consustanziali al fumetto originale: l’atmosfera horror, i cenni di alleggerimento da commedia e la tensione erotica. Ma, cosa ancor più grave, sembra del tutto fuori ruolo l’attore protagonista, cioè l’interprete del personaggio di Dylan Dog: Brandon Routh è privo di piglio, poco espressivo, troppo muscoloso e con un viso decisamente troppo pulito e rotondo per poter ben adempiere al suo compito. Se poi si aggiunge che manca il personaggio di Groucho, socio di Dylan, perché la famiglia dei fratelli Marx non ha dato i diritti e che non si è riusciti ad avere la mitica maggiolino bianca perché la Disney ne possiede l’esclusiva, allora forse vi è da temere che questa produzione sia partita sin dall’inizio con qualche difficoltà di troppo.