Poco convincente il dramma sociale del ghetto raccontato attraverso la corpulenta figura di una ragazza emarginata, vittima di ogni sorta di maltrattamento
26/11/10 – Epopea classica americana di sofferenza e riscatto, Precious, pluripremiata pellicola firmata da Lee Daniels, sbarca finalmente in Italia e promette di suscitare rabbia, speranza e lacrime. Quello dell’antieroe che nonostante mille difficoltà riesce a ritagliarsi il suo posto nella società, è infatti un modello narrativo dall’ineccepibile funzionalità, che garantisce commozione ed identificazione spingendo gli spettatori ad asserire che, se ce l’ha fatta quel tale personaggio, afflitto da così tanti problemi, dobbiamo necessariamente farcela anche noi. Il personaggio in questione è qui la giovane obesa afroamericana semianalfabeta Clareece “Precious” Jones, cui dà volto e carne l’esordiente Gabourey Sidibe, nominata all’Oscar come migliore attrice protagonista.
Precious ha diciassette anni ed è incinta del suo secondo figlio che, come il precedente, è frutto di uno stupro incestuoso. La gravidanza è il motivo scatenante del suo riscatto, la causa primaria della sua cacciata dalla scuola di quartiere e del conseguente trasferimento alla Each One Teach One, istituzione dedita al recupero degli anni scolastici rivolta a ragazze vittime di situazioni disagiate. Se dunque nella prima parte del film seguiamo le reiterate miserie umane e il dileggio sociale di cui Precious è vittima, il suo ingresso nella nuova scuola apre uno spiraglio di speranza e garantisce inoltre uno sguardo più sfaccettato e cogente sul sottoproletariato di Harlem alla fine degli anni ’80. Tutta la parte iniziale del film è infatti una minuziosa descrizione del coté familiare della protagonista, sempre intenta a rosolare zampe di maiale o a lavare i piatti, cercando di schivare i lanci di padelle della madre nullafacente. Fumatrice accanita e teledipendente, la madre di Precious è un crogiuolo di malvagità, qui incarnata dalla star televisiva statunitense Mo’nique (premio Oscar come migliore attrice non protagonista), convincente soprattutto verso il finale del film, quando ammette, tra qualche lacrima di coccodrillo, tutti i suoi terribili errori di fronte a un’impassibile assistente sociale (una baffuta Mariah Carey). Mentre un’escalation di disgrazie colpisce senza remore la protagonista, prendiamo gradualmente coscienza non tanto del ponderoso dramma sociale in corso, quanto dell’impeccabile efficienza del racconto.
Prodotto non a caso dalla regina dello show-biz statunitense Ophra Winfey, Precious manca sovente di quella scarna autenticità che è la forza e la ragion d’essere del dramma sociale (pensiamo alla grande tradizione realista del cinema americano degli anni ’50 o al cinema duro e puro di Lodge Kerrigan), per cedere più volentieri a una spettacolarizzazione della propria storia e del proprio personaggio. In tal senso risultano stranianti e sfiorano più volte il cattivo gusto i sogni di gloria che Precious elabora tra una vessazione e l’altra e che la vedono protagonista ora di una sfilata di moda, ora di un lascivo videoclip hip-hop. Si tratta di momenti eccessivamente artefatti ed evidentemente calati dall’alto, figli di un immaginario televisivo che andrebbe invece contrastato e che finisce per trasformare il sano desiderio di riscatto in una, assai meno sana, voglia di omologazione. Siamo lontani dalla accorata rappresentazione della diversità che trasuda dalle fotografie di Diane Arbus così come dalla cruda poesia di un Harmony Korine, fulgidi esempi di un realismo americano che rifiuta orgogliosamente i cliché per toccare con mano la bruta realtà, che è distante anni luce dal magma mediatico di un immaginario condiviso.
Titolo origianle: Precious: Based on the Novel Push by Sapphire
Produzione: USA 2009
Regia: Lee Daniels
Cast: Mo’Nique, Paula Patton, Mariah Carey, Sherri Shepherd, Lenny Kravitz
Durata: 109′
Genere: drammatico
Distribuzione: Fandango
Data di uscita: 26 novembre 2010
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Precious, trailer italiano: