Dal nostro inviato Silvio Grasselli
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Tra le mode e le consuetudini più nefaste dei festival cinematografici di questi anni c’è l’anteprima in pillola del film atteso: si prende uno dei titoli tra quelli pronti a uscire che più facilmente ci si aspetta entreranno nella top ten dei box office di mezzo mondo, si chiede la concessione di ospitare presso il proprio festival una proiezione, in anticipo sui tempi di uscita, che mostri un pugno di minuti del film che sarà, e si accolgono le folle oceaniche pronte a pagare un biglietto intero per uno spettacolo che non ne varrebbe neppure uno a prezzo ridotto. Il Festival Internazionale del Film di Roma – fin dalla prima edizione, quando ancora preferiva farsi chiamare “Festa” – è tra i primi della classe nell’impiego di questo genere di pratica deprecabile. Tra gli Eventi Speciali più sbandierati (accanto all’anteprima “gemella” del nuovo episodio della saga di Twilight), c’era la presentazione al pubblico romano di quindici minuti estratti da Hugo Cabret, nuovo film di Martin Scorsese.
Tratto da uno strano ibrido letterario a metà tra fumetto e fiaba illustrata firmato da Brian Selznick, pronipote del più illustre David O. Selznick – tra i primi magnati della grande Hollywood – il film fonda un racconto d’ispirazione fantastica prendendo come spunto e pretesto narrativo la figura di uno dei padri del cinema, Georges Méliès. Il giovane protagonista, orfano, figlio di un orologiaio, è coinvolto, lungo i lugubri sotterranei di una immaginaria stazione ferroviaria di Parigi, in una quest quasifantastica sulle tracce degli indizi lasciatigli dal padre per risolvere un misterioso enigma. I primi minuti “concessi” al pubblico del festival non aggiungono granché alle immagini già anticipate, in essenza, dal trailer e degli altri spezzoni disponibili sul web ormai da settimane. Oltre i consueti grandi apparati drammatici e gli impianti ideologici (sempre più deboli e inconsistenti nel cinema per il grande pubblico) l’unico motivo di vero interesse del film potrebbe rivelarsi un impiego dell’effetto 3D più lucido e ludico che negli omologhi precedenti. Lo sparuto mucchietto di minuti in anteprima è stato accompagnato dal solito incontro incolore con diversi “membri del cast” (per l’esattezza si trattava del giovane protagonista Asa Butterfield, dell’autore del libro, Selznick – che peraltro con il film non ha avuto nulla a che fare – e della scenografa Francesca Lo Schiavo) condito dalla lettura di alcuni brani tratti dal libro.
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