La visione filosofica della natura e dell’uomo nel film vincitore del festival di Cannes
15/10/10 – Una spiritualità anomala di un cinema raffinato. Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti, pellicola vincitrice della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, racconta una bizzarra quanto affascinante storia di un uomo alla fine della sua esistenza che rivede la sua defunta moglie sotto forma di fantasma e il figlio scomparso tramutato in un’altra specie indefinita. I conti con il passato all’approssimarsi della morte sono un chiaro riferimento alla memoria e all’importanza che essa necessita di fronte al mondo odierno, fatto di silenzi e alienazioni, sinteticamente esplicati nella scena finale.
Ricco di riferimenti letterari e filosofici, con grande attenzione ai miti greci, l’opera del regista tailandese Apichatpong Weerasethakul concede allo spettatore un profondo impatto filmico sviluppato con luci e ombre, sensazioni ed emozioni che danno spazio sia ad una concezione panteistica che ad un totale allineamento con la visione della filosofia platonica, in primis giocando sul concetto della caverna e della conoscenza. Misticismo primordiale, ciclicità della vita, reincarnazione delle anime, trasmigrazione e riconciliazione con il passato si confanno a una visione semplice della natura all’interno di un cinema di ispirazione e gusto vagamente francese: pur mantenendo intatta la sua origine orientale per temi e struttura della storia, il film è sicuramente debitore ai cugini d’oltralpe di una eleganza estetica, di un tocco di surrealismo, della mancanza di linearità della struttura dei generi. Un film che può non essere apprezzato, che non può accontentare tutti i palati, eppure non lascia indifferente lo spettatore per la sua capacità di saper manipolare il rapporto tra la realtà e la finzione. Non sembra una pellicola realizzata da un regista appena quarantenne, ma ricorda quasi la maturità e l’atemporalità degli ultimi lavori di Ermanno Olmi per come attraversa il rapporto tra la vita e la morte, l’uomo e la natura. Rispetto al maestro italiano, però, i dialoghi asciutti ed essenziali, permeati in un contesto atemporale, per quanto affascinanti ed eleganti non consentono al film una incalzante scioltezza e le sue quasi due ore danno a tratti alla pellicola una condizione di stallo. Il regista cura così brillantemente l’apparato visivo e sonoro – per quanto riguarda il contesto della foresta dove si consuma l’esperienza dello zio Boonmee le scene sono a dir poco meravigliose e la fotografia in tal senso compie molto di più del suo dovere – di una pellicola lirica e visionaria, che non poteva non colpire proprio il presidente della giuria di quest’anno, Tim Burton, del più rinomato festival francese.
Titolo originale: Loong Boonmee Raleuk Chaat
Produzione: Spagna, Tailandia, Germania, Gran Bretagna, Francia 2010
Regia: Apichatpong Weerasethakul
Cast: Sakda Kaewbuadee, Jenjira Pongpas
Genere: commedia
Durata: 90′
Distribuzione: Bim
Data di uscita: 1 ottobre 2010
Vai all’articolo del nostro inviato al FESTIVAL DI CANNES, Alessandro Aniballi
Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti, trailer italiano: