Le Avventure di Tin Tin

28/10/11 - Fuori concorso a Roma l'anteprima con cui Steven Spielberg ha realizzato un sogno: girare un film sul famoso personaggio di Hergé.

Dalla nostra inviata LIA COLUCCI

Se, da una parte, il famoso creatore di fumetti Hergè, ha sempre considerato i propri lavori come fossero veri e propri film, dall’altra, uno dei sogni mai tenuti nascosti di Steven Spielberg è sempre stato quello di portare i disegni del belga sullo schermo. Già nel 1983 tra i due era avvenuto un primo contatto, ma la morte di Hergè aveva messo fine alle trattative e alla possibile collaborazione. C’è da dire che lo spirito di Tin Tin aleggiava però sulla creazione di Indiana Jones, uno dei personaggi più celebri creati da Spielberg, che proprio dalle avventure di Tin Tin aveva tratto linfa vitale. A distanza di quasi trent’anni quell’antico progetto ha trovato la sua realizzazione e l’accoppiata Hergé-Spielberg è sbarcata in anteprima nazionale al Festival. Presentato come evento speciale “fuori concorso”, Le avventure di Tin Tin e il segreto dell’Unicorno segna l’esordio del regista di ET nell’utilizzo della tecnica del 3D e della performance capture, ma anche un “ritorno” , quello al suo genere prediletto, l’avventuroso.

Un mega-prodotto hollywoodiano co-prodotto da Columbia e Paramount, il cui cast si fregia dell’interpretazione di Jamie Bell (già visto in Billy Elliot) nella parte di Tin Tin, Andy Serkis in quella di Capitan Haddok, di Daniel Craig in quella di Sakharine e di Nick Frost e Simon Pegg in quella dei due investigatori Thomson & Thompson. Un cast davvero eccellente per una sceneggiatura firmata da Steven Moffat e Edgar Wright & Joe Cornish che condensano con mestiere ben tre graphic-novel di Hergé: Il Granchio d’oro, Il Tesoro dell’Unicorno e il Tesoro di Rackam il Rosso. Una vicenda avventurosa che porta Tin Tin nel Nord Africa alla ricerca di un tesoro perduto da un avo del capitano Haddock, le cui coordinate si nascondono all’interno di tre modellini di nave. Intreccio semplice e pura immagine-movimento per un film dal ritmo travolgente e in cui gli spazi sono descritti attraverso una dimensione atemporale. La storia si svolge presumibilmente negli anni ’50, ma potremmo trovarci anche in un’epoca precedente o posteriore, mentre le città europee in cui erano ambientate le vicende del Tin Tin fumetto diventano spazi urbani alterati, post-moderni, dove comunque si percepisce l’“americanizzazione”. Operazione decisamente riuscita, per un regista che è ancora capace di divertirsi (e di divertire) – e contemporaneamente di rinnovarsi – film dopo film, da quasi quarant’anni.

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