Faccia a faccia col regista del kolossal fantascientifico di prossima uscita, “District 9”
(A cura di Emanuele Rauco)
22/09/09 – Uscirà il 25 settembre nelle sale italiane District 9, opera d’esordio del regista Neill Blomkamp, incentrato sul tentativo di fuga di un gruppo di alieni confinati sulla terra in una specie di riserva. Il film ha già conquistato il pubblico d’oltreoceano, anche grazie a un’originalissima campagna virale che ha riempito perfino la Grande Mela di avvisi e segnali riguardo a un’ipotetica guerra umani vs. extraterrestri. In occasione dell’uscita europea, abbiamo incontrato in esclusiva il regista a Madrid, dove ci ha presentato la sua creatura.
Il suo è un esordio sorprendente, non sola a livello cinematografico, ma anche a livello produttivo: come ha fatto a convincere Peter Jackson (produttore, ndr.) a realizzare il film e qual è stato il suo rapporto con lui?
Sostanzialmente l`ho convinto perchè l`ho fatto credere nel progetto. Stavamo lavorando da sei mesi a degli spot per un videogioco e quando quel progetto fallì, io ero triste e stavo per tornare a casa quando Jackson mi convinse a restare in Nuova Zelanda. Fran Walsh, sua moglie, come incoraggiamento, convinse il marito a vedere Alive in Jo`burg, il cortometraggio dal quale nasce District 9. Jackson ne è rimasto tanto entusiasta che mi ha chiesto di realizzarne un lungometraggio. Per riassumere 3 anni totali di lavoro con lui, posso solo dire che Jackson è un uomo generoso, caldo, gentile, un produttore per nulla hollywoodiano. Mi ha facilitato il lavoro nella realizzazione del film.
E` evidente che il film, vista anche la scelta del Sudafrica come set, rimandi al dramma del razzismo e dell`immigrazione, così attuale in Europa in questi tempi: cosa ne pensa di questo problema e come crede si possa risolvere la questione dell`integrazione?
Io non ho risposte per questo e sicuramente non ne ha il mio film, forse l`Onu potrebbe averne di valide. Il mio punto di vista è che la situazione non può far altro che peggiorare, visto che presto saremo 7 miliardi e nel 2050 si prevedono 9 miliardi di persone. Troppa gente e troppe poche risorse, credo che questo renderà possibile l`integrazione. La gente muore e chi sopravvive è costretto a viaggiare per trovare possibilità di sopravvivenza, in posti dove c`è comunque molta gente. Di tutti questi argomenti parla il mio film, ma senza dare risposte, perchè non può averne: può riflettere sulle questioni o sul significato di alcuni personaggi, ma non può dare giudizi definitivi sull`intera questione.
Nel film si sentono molti echi, da Kafka a Carpenter: come si è formato da regista e chi o cosa le è stato d`ispirazione?
Non ho letto le Metamorfosi di Kafka che dopo aver girato il film, visto che in molti avevano trovato somiglianze. Per quanto riguarda i film che mi hanno ispirato li divido in due categorie, quelli che hanno ispirato me e quelli che hanno ispirato District 9. Io sono cresciuto coi film di fantascienza degli anni `70 e `80, come Robocop, l`“Alien di Ridley Scott, 2001: Odissea nello spazio e Arancia meccanica. Per quanto riguarda il mio film invece, è stato un po` difficile perchè, proprio per il mio amore per la fantascienza, gli alieni sono per me familiari, mentre sono gli umani, i sudafricani miei connazionali a essere alieni; così ho cercato non ho cercato qualcosa di folle e mai visto prima nella creazione di alieni e astronavi, ma qualcosa di familiare per lo spettatore, in modo che potessi sottolineare per contrasto la disumanità delle persone.
Quello che più colpisce stilisticamente del suo film, è la padronanza con cui il documentario e la realtà si mescolano alla fantascienza e agli effetti speciali: quali difficoltà ha incontrato nel girare e montare il film e come è stato tecnicamente possibile?
La vera difficoltà è bilanciare le due cose, cioè inserire riprese puramente cinematografiche se non proprio computerizzate in immagini della realtà come riprese giornalistiche o documentarie, telegiornali, videocamere di sicurezza, che diano la sensazione di qualcosa veramente accaduto. Non è difficile creare quel tipo di immagini o effetti speciali: lo è creare il punto di vista per poterle amalgamare, cioè utilizzare mezzi e modi di ripresa che suggeriscano la realtà sui quali inserire riprese filmiche che ne replichino o alterino il senso, come appunto con gli effetti visivi. E` stato un lavoraccio anche frustrante, visto che giravo di giorno e montavo e creavo effetti speciali di notte, ma credo sia riuscito.
Quali saranno i suoi prossimi progetti e sarà coinvolto anche Jackson?
Ora sto lavorando sul mio nuovo film, un progetto di fantascienza da una mia idea, che potrebbe uscire nel 2010: è molto differente da questo, ma condivide l`idea di parlare di politica e società sotto forma d’intrattenimento. Poi sto pensando a una screwball comedy, ma credo sia talmente folle che difficilmente troverò i finanziamenti per farla. E comunque è presto per parlarne. Invece ora rifletto sull`eventualità di un seguito a District 9, non sono sicuro di farlo, diciamo che lo farò al 60%, sarà coinvolto anche Peter Jackson e se decidessi di farlo dovrei cominciare a pensare di cosa potrebbe parlare District 10.