Ogni azione genera una reazione uguale e contraria, perciò era inevitabile che dopo anni di vampirelli emaciati, brillantinati e soprattutto “vegetariani”, il cinema riscoprisse la passione per il lato genuinamente orripilante e per nulla romantico dei non-morti succhiatori di sangue. Così, dopo i deformi mostri di Priest ecco arrivare sugli schermi anche Fright Night, remake di un classico degli anni ’80, L’ammazzavampiri, e come quello incentrato su un equilibrato mix di commedia e horror in salsa adolescenziale.
Motore della vicenda, è l’arrivo in una sperduta cittadina ai confini di Las Vegas di un pallido ma palestrato Colin Farrell, che sotto l’aria da americano medio e la truce canotta da muratore, nasconde la potenza di un’antica stirpe vampiresca, facendo silenziosamente strage di oziosi abitanti dei sobborghi e in particolare di belle ragazze. Le sparizioni non fanno però scattare nessun allarme nel deserto del Nevada, un non-luogo fatto di tristi villette a schiera prefabbricate dove la gente è spesso solo di passaggio, così l’unico a potersi accorgere dell’oscura natura del nuovo residente è l’impacciato teen ager Charlie Brewster. Oltre ad avere la sfortuna di essere il suo vicino di casa, Charlie è abbastanza nerd da capire con chi ha veramente a che fare. Ma come sconfiggere le forze del male senza essere preso per pazzo da tutti, in primo luogo da sua madre, che ha un debole per il dirimpettaio, e dalla sua fidanzata, bellissima ragazza cui non ha mai rivelato il proprio passato da sfigato DOC? E poi, come si ammazza un vero vampiro? Con aglio, croci, acqua santa? La domanda è vincente, e riesce a innescare una serie di situazioni esilaranti condite da giusti momenti di tensione e piccole punte di sangue e orrore capaci di dare un po’ di gas alla storia senza farla stagnare nei luoghi comuni creati da serial come Streghe e Buffy (con cui tuttavia Fright Night condivide la la sceneggiatrice e produttrice Marti Noxon).
L’atmosfera non sarà certo da film di genere duro e puro, e ricorderà forse più un’altra horror-comedy come Jennifer’s Body, dove il ruolo della mangiatrice d’uomini spettava all’altrettanto avvenente e kitch Megan Fox. Anche nella pellicola in 3D di Craig Gillespie la carta vincente sembra infatti il connubio di vampiri e turbe adolescenziali da teen-movie, più un’ironia non troppo sottile ma efficacie riguardo all’improbabile immaginario neo-gotico che aleggia in molte produzioni culturali odierne, a cui perfino il protagonista del film cerca di appellarsi contattando il folkloristico esperto di fenomeni soprannaturali, nonché star di Las Vegas, Peter Vincent. In fondo, sempre di vampiri da intrattenimento si tratta, ma questa volta, almeno, senza l’ombra di romantici sospiri.